Un soldato di Cavalicco alla difesa di Roma
L’Amministrazione di Tavagnacco rende onore a Guerrino Spizzo.
A quasi ottant’anni dalla morte del soldato Guerrino Spizzo di Cavalicco caduto il 9 settembre 1943 nelle operazioni messe in atto dall’esercito italiano per la difesa di Roma dall’occupazione tedesca, l’Amministrazione comunale di Tavagnacco assieme alle associazioni combattentistiche e d’arma, ha deliberato di rendergli onore con una cerimonia che avrà luogo giovedì 9 settembre alle ore 18 in via Dante, 39 a Cavalicco nel gruppo di case dove la famiglia Spizzo visse a lungo, proveniente da Carvacco di Treppo Grande.
Una targa richiamerà il sacrificio del giovane militare che apparteneva al 2° Reggimento Fanteria della Divisione “Re”.
A far da scudo alla nostra capitale furono schierate le Divisioni “Ariete”, “Piave”, “Centauro”, “Piacenza”, “Granatieri” alle quali si aggiunsero i resti della “Re” e altri reparti richiamati per resistere alla prevista sfuriata germanica. Nell’organico di quest’ultima grande unità, costituita a Udine nel 1939, oltre a molti altri friulani c’era anche Guerrino Spizzo, della Compagnia mortai.
Proviene da una famiglia povera di Carvacco, frazione di Treppo Grande, trasferitasi a Cavalicco dopo la deludente esperienza del capo famiglia Luigi, emigrato in Argentina, e la morte del figlio Giobatta, naufragato nel 1927 sul piroscafo “Principessa Mafalda”, sulla rotta Genova-Buenos Aires.
A tavola sono in dieci: sei femmine e due maschi più mamma Anna e papà Luigi. Ma presto, Maria, la figlia minore di dodici anni, è rapita dal tetano contratto lavorando in campagna, gettando nello sconforto l’intera famiglia.
Il 3 aprile 1939, alla chiamata alle armi di Guerrino, appassionato di ciclismo e ben avviato nella professione di fabbro, c’è molta preoccupazione in casa. Ci sono venti di guerra un po’ dappertutto: in Albania, in Eritrea e l’Inghilterra ha dichiarato lo stato di ostilità nei confronti della Germania.
Al peggiorare della situazione politica in Jugoslavia, la Divisione “Re” è schierata sulla frontiera sloveno-croata per scaraventarsi su Lubiana che raggiungerà nell’arco di una decina di giorni con l’aiuto dei carri armati tedeschi. L’unità di Guerrino è sballottata a destra e a manca a seconda della necessità bellica resa complicata dall’entrata in campo dell’esercito jugoslavo guidato dal maresciallo Tito. Anche il soldato di Cavalicco resta coinvolto in quell’evento che passa come battaglia di Rakici (Croazia): assieme a lui, un grosso numero di militari italiani viene fatto prigioniero e liberato soltanto dopo una quarantina di giorni.
Guerrino è dato per disperso ma l’8 marzo 1942 è di nuovo al corpo pronto a combattere nel leggendario scontro della Neretva, celebrato come l’epopea dell’esercito di Tito. Ormai gli eventi precipitano: dopo il disfacimento del regime fascista anche l’apparato militare italiano risente di una situazione incerta con gli Alleati che hanno cominciato lentamente a liberare l’Italia del Sud. La “Re” combatte in Jugoslavia fino alla fine dell’agosto 1943 per poi essere inviata a Roma come supporto agli altri reparti destinati alla difesa. I resti dell’unità sono distribuiti in varie località romane.
A Guerrino spetta condividere la sorte con gli altri commilitoni in posizione nel Palazzo Orsini di Monterotondo sede dello Stato Maggiore del Regio Esercito Italiano. I reduci della “Re” non fanno neanche in tempo ad approntare le opportune opere difensive che dal cielo piombano ottocento paracadutisti tedeschi convinti di catturare il Comandante in capo che però già alle cinque e dieci del 9 settembre si era aggiunto alla comitiva sabauda che lasciava Roma.
Soldati italiani e popolazione civile si oppongono in maniera strenua tanto che al momento della resa italiana – 12 settembre – i nuovi nemici si trovano accerchiati attorno al Palazzo Orsini, oggi Municipio di Monterotondo.
Quella punta di orgoglio nazionale e di eroismo è costata duecentosettanta vittime tra caduti e feriti mentre altri coraggiosi si immolavano a Porta San Paolo e più lontano la Divisione “Acqui” veniva massacrata.
Guerrino, fabbro di Cavalicco, ciclista, soldato del 2° Fanteria è tra quei caduti e le sue spoglie sono state accolte nel cimitero monumentale del Verano.
Mentre tutto questo accadeva, nel pomeriggio dello stesso giorno, a Roma, poco lontano, veniva costituito il Comitato Nazionale di Liberazione, germoglio della Resistenza che portò al riscatto italiano e alla Costituzione.