Safau, il gigante d’acciaio
Nel 1939, al di fuori della “Porta Cussignacco”, precisamente in via Castelfidardo 16 sorgeva un’acciaieria elettrica dotata di un forno trifase Brown-Boveri con 4 tonnellate di capacità. A questa acciaieria si affiancava un impianto di laminazione installato un anno prima, andando di fatto a creare nel 1942 un polo industriale dal nome “S.A.F.A.U: Società per Azioni Ferriere ed Acciaierie di Udine”.
Nel 1949 il polo si amplia grazie alla costruzione dell’imponente forno Martin-Siemens per la colata dell’acciaio, il quale entrò in funzione il 23 febbraio 1951. Nel 1954 iniziarono i lavori di costruzione del nuovo laminatoio il quale entrò in funzione il 18 novembre 1957. Furono eseguiti costanti lavori di ampliamento dell’impianto dal 1959 al 1973, i quali permisero un notevole aumento produttivo, difatti basti pensare che nel 1980 furono prodotte 110 mila tonnellate di laminati. Malgrado questi numeri “importanti”, lo stabilimento di Udine, dopo decenni di successi nel complesso campo degli acciai speciali, dovette chiudere lo stabilimento e smantellare gli impianti a causa soprattutto delle direttive CEE sul riordino della siderurgia europea in materia di tutela ambientale. Difatti, eliminare le fonti inquinanti quali fumi, polveri, oppure far fronte all’inquinamento acustico dovuto al “lavoro” dei macchinari avrebbe comportato un problema di difficile soluzione sia sotto il profilo tecnico sia sotto il profilo degli investimenti.
La chiusura negli anni ‘80 di questo imponente polo siderurgico lascia in eredità un “affascinante ecomostro” alle porte della nostra città, un biglietto d’ingresso rappresentato dall’imponente ciminiera visibile da varie zone di Udine Sud (via Lumignacco, via Gervasutta, Piazzale Cella, ecc.).
Da molti anni quest’area piuttosto vasta è abbandonata a se stessa e sarebbe auspicabile una sua bonifica magari volta a creare un polmone verde all’interno della città in perfetto stile “Central Park Newyorkese”.
Quale sarà il futuro di questa imponente area alle porte di Udine Sud?
A questa domanda risponde l’assessore alla Pianificazione territoriale del Comune di Udine, Giulia Manzan:
“La città di Udine è pronta a sfruttare i fondi del Recovery Fund. Per riuscirci, grazie al team di ricerca staff coordinato da Sandro Fabbro, professore di Pianificazione urbanistica e responsabile dell’officina di rigenerazione territoriale del Cantiere Friuli dell’Università di Udine, è stato proposto l’interramento del tratto ferroviario che va dall’ex SAFAU fino all’ex scalo di via Buttrio. Un’operazione ambiziosa da sviluppare nel lungo periodo, che, dalle stime dei professionisti, avrebbe un costo di 1,3 miliardi di euro. Il capoluogo friulano punta decisamente ad una fetta importante di quei 208 miliardi destinati dall’UE all’Italia per realizzare questa importante opera di “bonifica territoriale.
La distribuzione dei fondi avverrà sulla base della presentazione di progetti mirati, la cui attenzione dovrà essere rivolta in via prioritaria alla riqualificazione urbana di aree degradate e alla sostenibilità ambientale.
Il progetto prevede l’interramento dei binari e la realizzazione di un corridoio eco-tecnologico con un parco urbano in superficie e connessione digitali ed energetiche accanto ai binari e alla viabilità che sarà interrata. L’ultimo passaggio prevede il recupero e l’individuazione di nuove funzioni per l’area dell’ex SAFAU dove i criteri individuati sono quelli dell’alta capacità attrattiva e dell’alto carico di mobilità. Criteri ai quali per esempio potrebbe rispondere un polo scolastico o sanitario”.
Scritto da Emiliano Foramiti
da IL PAîS gente della nostra terra edizione cartacea di febbraio 2021