Vino e turismo: ecco il piano per “conquistare” la Cina
Le due promozioni devono essere integrate. Il primo passo, però, deve essere la creazione di un sistema logistico alla portata anche dei piccoli produttori. È appena stato creato un tavolo regionale
Con acquisti di vino per 1,73 miliardi di litri, di cui il 37% di importazione, la Cina nel 2016 si è affermata come sesto Paese consumatore al mondo. Nel 2020, però, le previsioni sono di arrivare addirittura a un consumo di 6 miliardi di litri di vino pari a 21 miliardi di dollari. E con un prezzo medio al consumo di 3,5 dollari al litro, il mercato cinese rappresenta una destinazione ideale per un posizionamento in fascia medio alta del vino italiano. L’agenzia di cluster Agrifood Fvg è convinta che anche la produzione del Friuli-Venezia Giulia possa trovare enormi soddisfazioni commerciali puntando su quel mercato. La problematica maggiore resta ora quella di creare una filiera logistico-distributiva in Cina per consentire anche alle aziende regionali, essenzialmente di piccole e micro dimensioni, di accedere al promettente mercato orientale.
Di tutto questo se ne è parlato in un incontro che la stessa Agenzia AgrifoodFVG ha contribuito ad organizzare assieme ad Autorità portuale e Interporto di Trieste, la società di servizi logistici Trimar e PromoTurismoFVG, durante il quale si sono esaminati diversi aspetti sia del mercato enologico sia di quello turistico. Infatti, i due settori sono tra loro strettamente connessi.
“La Cina – ha spiegato Simone Padoan esperto di quel mercato presente all’incontro – è un Paese che già da qualche anno è oggetto di studio e seria analisi da parte di vari attori del Friuli-Venezia Giulia. In diversi momenti si è tentata una penetrazione con scarsi risultati dovuti alla sporadicità e alla mancanza di coordinamento e strategia delle varie azioni, nonché (soprattutto) alla mancanza di una piattaforma di vendita e distribuzione adeguata. Il vino in Cina non è considerato una commodity ma un prodotto di lusso e quindi la sua essenza rappresenta il miglior biglietto da visita per il territorio da cui arriva. Il vino quindi, attraverso l’enogastronomia può divenire un elemento di sicuro traino per tutto il suo agroalimentare”.
I diversi attori regionali coinvolti sono convinti che si possa costruire con la Cina una ‘autostrada’ logistica con doppio senso di marcia: export di vino e a seguire del resto dell’agroalimentare e import di turisti. La capacità di spesa ‘on site’ dei turisti cinesi in Europa è superiore a 3.700 euro pro capite, per una permanenza che è preferibilmente tra gli 8 e i 13 giorni.
La Francia, per esempio, sta investendo sul turismo enogastronomico cinese sin da prima del 2011. La regione della Borgogna sta attuando un progetto integrato di promozione del turismo enogastronomico e di adattamento dell’offerta registrando in due anni un aumento del 50% delle presenze turistiche complessive di cinesi.
Si è passati dal “mordi e fuggi” da parte di grandi gruppi di ospiti che attraversano un territorio senza curarsene a un turismo famigliare e di piccoli gruppi, che rimane in zona alcuni giorni mettendo mano al portafoglio e dimostrando alta capacità di spesa.
“La storia, la cultura, l’architettura e la geografia del Friuli-Venezia Giulia – è emerso dal tavolo – disegnano un luogo iconico, fortemente identitario, ma ignoto ai più, e quindi interessante perché ancora misterioso ma promettente per la sua cultura e storia. Conoscere il Friuli Venezia Giulia è quindi una missione avventurosa, che promette di soddisfare sia i sensi che la sete di conoscenza”.
Ed è per questo che in Cina la promozione del vino e quella del turismo enogastronomico non possono che essere integrate.