Così ho scoperto il diabete di tipo 2

Ho scoperto di avere il diabete circa 10 anni fa (a 50 anni); camminavo in montagna e sentivo il bisogno di fare la pipì ogni 30 metri, ma nonostante i sintomi non volevo credere di essere diventato diabetico e così sono stato un po’ più attento alla dieta e il problema mi sembrava risolto.
Questa malattia però l’avevo presa sottogamba perché non capivo, come tanti, che dopo gli indizi, vicino vicino c’è sempre il delitto! Dopo qualche mese, passata la paura, non sono stato più attento al mangiare perché purtroppo sono un vero golosone ed in più il lavoro sedentario in ufficio non mi aiutava per niente a smaltire gli zuccheri.
Due anni dopo però i nodi sono venuti al pettine; a causa di un’estate molto calda, ho esagerato con la consumazione di bicchieri di acqua frizzante con l’aggiunta di sciroppo al lampone/menta e con le merendine del distributore automatico, tutte strapiene di zuccheri. All’improvviso non riuscivo più a vedere cosa c’era scritto sui giornali e nemmeno quello che scrivevo: in pratica ero diventato mezzo orbo. Sono andato subito dall’oculista che mi ha consigliato un paio di occhiali grossi e mi ha detto che sarebbe stato meglio se mi fossi messo in dieta, il problema alla vista poteva essere un sintomo legato al diabete. Mia moglie vedendomi con una brutta cera, ma brutta brutta, mi ha obbligato ad andare dal dottore e di fare gli esami del sangue.
Fu confermato che ero affetto da diabete tipo 2, così, con “nonchalance”, ho iniziato a prendere le pastiglie per curarmi.
Dopo tre mesi di dieta mi era migliorata la vista e così ho potuto prendere un paio di occhiali più leggeri ma le pastiglie di metformina purtroppo erano un po’ più pesanti.
Altre patologie mi hanno fatto perdere il pensiero per il diabete e per un po’ ho navigato a vista dimenticando tutti gli insegnamenti, ma la depressione purtroppo la faceva da padrone e intanto la glicemia si alzava, si alzava, silenziosamente.
Un anno fa ho letto su un giornale che il 6 maggio 2019 si sarebbe tenuta una conferenza sul diabete all’ospedale di Tolmezzo e il Walter buono, quel poco che era rimasto dentro me, mi consigliò di andarci. Così mi sono rinfrescato la memoria sulle complicanze che dà il diabete a lungo andare e dopo gli interventi del dott. Andrea da Porto (diabetologo), della dott.ssa Raimonda Muraro (dietista) e della sprinter Laura Cappellari dell’associazione Sweet Team, i diabetici in movimento, intervenuta con lo slogan “il movimento è una medicina gratis”, ho pensato che ci si poteva provare, proprio perché la parola “gratis” entra nella testa a tutti!
Ho quindi iniziato a fare delle brevi/medie camminate con il gruppo Sweet Team su e giù per tutto il territorio friulano e ho trovato che quella “medicina gratis” si poteva prendere volentieri e quando si è in compagnia ci si auto stimola a fare i bravi ancora di più. Il diabetologo mi ha corretto il piano terapeutico perché più che un tipo 2 penso di esser diventato un tipo 2 “meno meno”. La dietista poi mi ha consigliato di preferire le farine integrali, rispetto alle classiche, come le fette biscottate a colazione, la pasta a pranzo (perché sono cibi con minor indice glicemico) e di mangiare la verdura prima della pasta, per creare quel famoso letto nello stomaco che frena quel maledetto picco glicemico ritardando l’assorbimento degli zuccheri. Ora la quarantena mi ha arrotondato un po’ ma sto riprendendo a fare i miei 10.000 passi giornalieri, in quanto la “concorrenza” con gli altri sweeters è spietata; molti condividono foto in cui vanno qua e là (a piedi o in bici) e allora anch’io mi attivo e condivido le foto nel verde della natura e non il colore verde della stoffa del divano!
Mannaggia, ora anch’io sono una persona con diabete, ma gli esami evidenziano i miglioramenti grazie al movimento e alla modifica del mio stile di vita! Mandi a ducj e grazie allo Sweet Team che mi sprona sempre!. Walter

Dottore Michelli
Ringrazio Walter per aver condiviso la sua esperienza. Il diabete rappresenta un problema rilevante di salute pubblica, se pensiamo che solo in FVG interessa più di 80000 persone. Il diabete mellito è una malattia caratterizzata da elevati livelli di glucosio (glicemia) nel sangue. Delle persone con diabete, più del 95% -come Walter- sono affette da diabete mellito di tipo 2. Nel diabete di tipo 2 (non insulino-dipendente) l’insulina prodotta dal pancreas è meno efficace perché i tessuti sono resistenti alla sua azione e, in una seconda fase, quando la produzione di insulina si riduce la glicemia si alza. L’insulino-resistenza si manifesta in persone predisposte geneticamente sovrappeso/obese e sedentarie. La maggior parte dei diabetici di tipo 2 sono infatti sovrappeso o obesi, soprattutto sopra i 40-50 anni, ma sta crescendo anche in giovani adulti ed adolescenti, a causa dell’epidemia di obesità. I 3 pilastri della terapia del diabete mellito sono dieta, attività fisica e terapia farmacologica. Sull’eccesso di peso e l’attivitá fisica possiamo agire a costo zero. Un calo ponderale del 5-10% determina un miglioramento metabolico superiore ai farmaci. Una dieta corretta consente inoltre di controllare la glicemia nel sangue. Il livello glicemico dipende anche, ma non solo, dai carboidrati (zuccheri) che vengono ingeriti con la dieta. Occorre privilegiare alimenti a basso indice glicemico, quali ad esempio le farine integrali, perché aumentano la glicemia gradualmente. I carboidrati devono rappresentare il 45-60% delle calorie giornaliere, e dovrebbero essere principalmente carboidrati complessi (pasta, riso, mais e altri cereali, pane, ecc.) con pochi zuccheri semplici. Associare verdura è utile! Le fibre, oltre a saziare, rallentano il transito intestinale e rendono omogeneo l’assorbimento dei carboidrati. Le proteine devono coprire il 15-20% della quota calorica giornaliera mentre i grassi totali meno del 30-35%. Bisognerebbe dare preferenza a grassi vegetali, monoinsaturi e polinsaturi, come gli oli di oliva e di semi e meno ai grassi animali (ricchi in grassi saturi e di colesterolo). La terapia dietetica, se possibile, andrebbe definita con un dietista e deve essere personalizzata, ossia ‘ritagliata’ sulla persona con diabete e riveduta periodicamente per eventuali modifiche.
L’attività fisica è un altro pilastro nella cura del diabete, in quanto contribuisce al calo di peso, riduce la glicemia facendo consumare glucosio nei muscoli e aumenta la sensibilità insulinica. Occorre essere atleti per ottenere un beneficio significativo? No, chiunque può trarre beneficio da una attività fisica regolare e adatta alle proprie condizioni. È possibile interrompere la sedentarietà adottando piccoli accorgimenti che ci tengano il più possibile in movimento. Alla mattina se possibile si può andare a lavorare a piedi o in bici, o parcheggiare la macchina a una certa distanza di modo da diversi tenere necessariamente in movimento. Una veloce camminata di pochi minuti o una attività contro resistenza che interrompa la sedentarietà dell’ufficio o di casa (anche solo 2-3 minuti ogni mezz’ora ora) riduce la glicemia. Da queste piccole cose scaturiscono grandi benefici. Stare fermi davanti alla televisione più di 3-4 ore al dì aumenta la mortalità. Con una regolare attività fisica non riduciamo solo il rischio di diabete, ma anche di malattie cardiovascolari e tumori. In definitiva, tenendoci in movimento ci allunghiamo la vita. In generale, si consiglia un minimo di 150 minuti a settimana di attività moderata/intensa in almeno 3 giorni a settimana e senza due giorni consecutivi di inattività. Questo può essere un primo traguardo, anche se in linea generale, più ci muoviamo e meglio è! E farlo assieme è sicuramente più divertente e stimolante che da soli. Dobbiamo quindi ringraziare le associazioni come Sweet Team e tante altre che promuovono lo sport e più in generale uno stile di vita sano.
Concludiamo la carrellata sui pilastri della terapia del diabete di tipo 2 con i farmaci. Da non molto sono disponibili nuovi farmaci che favoriscono la riduzione di peso e sono favorevoli su rischio cardiovascolare e renale, senza rischio di ipoglicemie. Oggi pertanto non puntiamo solo al buon controllo della glicemia, ma personalizziamo la terapia puntando al controllo e alla prevenzione delle complicanze croniche (cardiovascolari, renali, oculari, piede diabetico).
È possibile prevenire il diabete di tipo 2? Certamente, nutrendosi con la dieta mediterranea (ricca in verdura, frutta, cereali e grano integrale, noci e legumi; olio d’oliva come fonte di grassi, pesce e pollame in quantità medio-basse, poca carne rossa e vino ai pasti) e tenendosi attivi fisicamente!
Con questa breve introduzione spero di aver delineato le principali informazioni sul diabete di tipo 2. Per chi volesse approfondire, consiglio di accedere ai siti web delle società scientifiche SID (sezione DIVULGAZIONE) e AMD (sezione DIABETE NO GRAZIE e DIABETE.IT). Mandi a duç!
Dott. Andrea Michelli – SSD Diabetologia Monfalcone e Gorizia
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