Lo “Zanon” degli anni ’90: ricordi di scuola

Dopo aver conseguito la licenza media bisognava meditare sul percorso da intraprendere alle scuole superiori. Dopo una preiscrizione all’ITG “G. Marinoni” virai all’ultimo secondo verso un’altra scelta, quella che mi porterà a diventare uno studente dell’ITC “A. Zanon” di Udine. Era il 1991 quando mi ritrovai catapultato in una realtà tutta nuova. L’istituto all’epoca era diviso in due sedi: la succursale di via Planis volta ad accogliere le classi prime e seconde, e la sede centrale di piazzale Cavedalis volta ad accogliere le classi terze, quarte e quinte. La struttura di via Planis, “attraversata” dal canale della Roggia, era alquanto fatiscente, soprattutto all’interno. Come non ricordare l’instabilità delle piastrelle del pavimento (facilmente rimovibili), i muri anneriti e macchiati, la piccola “improvvisata” palestra con le colonne nel mezzo, i distributori delle merendine spesso guasti, i servizi igienici sempre privi dell’apposita carta (storica la scritta nei confronti del bidello Pio che aleggiava sui muri dei servizi: “Pio o sìn stufs di netàsis il c.. con lis mans, met le cjarte igjeniche”). Anche il materiale a disposizione degli studenti era alquanto datato: difatti per l’insegnamento della dattilografia venivano utilizzate le vecchie macchine da scrivere meccaniche della Olivetti (probabilmente il modello M40), poco pratiche per la scrittura (bisognava affondare letteralmente il dito sul tasto per riuscire a rendere visibile il carattere sul foglio, senza contare poi tutte le sbavature e macchie dovute all’inchiostro). Fortunatamente dall’anno scolastico seguente (1992/93) le macchine da scrivere meccaniche furono sostituite da quelle elettroniche, nello specifico dal modello Olivetti ET 111, sicuramente più pratico e veloce rispetto al precedente. Le materie della dattilografia e la “famigerata” stenografia erano insegnamenti che caratterizzavano solo il biennio. La stenografia rappresenta un metodo di scrittura volto ad utilizzare segni, abbreviazioni e simboli in sostituzione delle parole, “un autentico terrore per noi studenti”, materia di non semplice apprendimento la quale molte volte portava ad un risultato scolastico disastroso (voti dal 2 al 4 in pagella). Le classi prime erano alquanto numerose, basti pensare alla sezione “A” che frequentavo nel 1991/92 la quale contava ben 26 studenti, mentre le seconde classi erano caratterizzate da una media molto più bassa (dai 15 ai 18 componenti per ogni classe). Il punto di riferimento per tutti gli studenti della “succursale” era il baretto di via Planis posto di fronte al ponticello della Roggia, dove si potevano acquistare panini, merendine, snack, patatine, bevande, ecc. Terminato il biennio in via Planis, nel 1993/94 iniziai il percorso triennale di studi presso la sede centrale, con una classe rinnovata e nuove materie da apprendere (ragioneria, tecnica commerciale, merceologia, diritto, ecc.). Il passaggio dalla “succursale” alla “sede centrale” era alquanto netto e sicuramente necessitava un tempo fisiologico per ambientarsi. In quegli anni l’istituto centrale dello “Zanon”, gestito dallo storico preside Vincenzo Marchese, accoglieva circa 1500 persone tra studenti e professori. Rispetto alla “succursale” si potevano notare da subito alcune notevoli differenze: da quelle strutturali e ambientali, a quelle comportamentali, sino a quelle sportive, culturali e politiche. Per quanto concerne il profilo strutturale e ambientale, la nuova sede si presentava molto più accogliente, dotata di grandi classi, lunghi corridoi, un bar interno, ampi spazi esterni per la ricreazione degli studenti e finalmente una palestra senza le colonne nel mezzo. A livello comportamentale si evinceva da parte degli allievi una maggiore sensibilità verso determinate problematiche, basti pensare all’occupazione ed autogestione del dicembre 1995 dove a gran voce il popolo studentesco chiedeva un dialogo con dirigenti scolastici e professori al fine di porre “i puntini sulle i” in materia di pendolari, ampliamento dell’auditorium e scambi culturali con l’estero. Ricordo una “vita sportiva” molto intensa da parte degli studenti: venivano organizzati tornei interni e campionati studenteschi a livello regionale e provinciale di tennis, calcio, basket, atletica, nuoto, ecc. Proprio la squadra composta dal sottoscritto Emiliano Foramiti, Luca Del Zotto, Marco Coiz e accompagnata dal professor G. Parisi sfiorò l’impresa di vincere i campionati provinciali di tennis, ci “arrendemmo” in finale solamente alla bravura sportiva degli studenti di un istituto tolmezzino. Sotto il profilo culturale ricordo il “sentito” palio teatrale studentesco e la diffusione del giornalino d’istituto. Quest’ultimo, dal nome iniziale “Albatro” fu creato nel 1991 (e diffuso nel giugno 1992) da diversi studenti e professori (tra cui Massimiliano Basso e la storica professoressa di religione Flavia Montagnini) e volto a raccogliere gli “umori” degli allievi dell’intero “Zanon”. Dall’anno scolastico 1992/93 sino a quello del 1996/97 il giornale prese il nome di “Mistral” e dal 1997/98 in poi quello di “Estintore21”. Sottolineo che venivano stampate e consegnate circa 1500 copie del giornale, in poche parole una per ogni studente e professore, un notevole sforzo da parte della redazione di allora. Presente anche la politica “all’interno delle aule” con non troppo velate “propagande” da parte di certi professori. Non si può ancora non ricordare i luoghi delle gite scolastiche, di norma sempre gli stessi: Firenze, Perugia o Roma, oppure non citare i luoghi preferenziali dove si andava regolarmente in “marina”: lo storico BCS della gestione di Roberto Ceccato (chiamato da tutti Roby), il King’s bar, il Charlie Brown e l’All Black (tutti ubicati nella cosiddetta zona del “centro studi”). Molti sarebbero gli episodi e aneddoti legati a quegli anni spensierati da citare, uno su tutti il particolare “saluto” della nostra classe durante la mattinata post cena di maturità nel maggio del 1997: per festeggiare la conclusione degli studi allestimmo all’esterno dell’istituto un banchetto con due damigiane e offrimmo un “tajùt di arrivederci” a studenti e professori, il tutto accompagnato da grandi risate.
Emiliano Foramiti