Marzia Truant da venerdì 11 gennaio in mostra con i suoi mosaici nello spazio arte De Martin a Codroipo

L’astrazione entra nel complesso mondo musivo di Marzia Truant con una delicata prepotenza che nasce da una consapevolezza e da una ricchezza interiore che ha maturato una riflessione sulla cultura contemporanea e una rilettura del mondo e dell’io innestato in esso.
E cosi l’artista pensa prima di lavorare e si delinea davanti a lei il mondo globalizzato con la sua forza mercificante e le sue proposte allettanti, di fronte alle quali la Truant non cade nel tranello e cerca invece di definire limiti e confini della sua propria operatività.
Le modifiche della società ,anche riferendoci a questo primo scorcio di duemila, non le impediscono comunque la rivalutazione in chiave estetica dell’espressionismo astratto e di tutta la sua complessa forza centrifuga, di tutto il suo mondo storico artistico carico per lei anche di memorie e di studi personali e museali.
Non le impediscono nemmeno la rilettura dell’espressionismo astratto in chiave morale, perchè comunque siamo figli di un secolo, quello trascorso, che ha lasciato paletti ineludibili e una rete di contatti e di collegamenti imprescindibili, anche per chi cerchi il nuovo.
Ma Truant cerca non solo il nuovo ma soprattutto la coniugazione tra un modo di operare fresco e mai definitivo, con la storia letteraria dell’arte che ci consegna modelli che non possono essere assoluti ma relativi a sensibilità e temperamento di lei mosaicista, depositaria di un’arte antica, maturata in una delle migliori scuole del mondo, alludo a Spilimbergo.
Dunque il suo non assolutismo sta nella dedizione diligente e nella continuità del lavoro che si sedimenta lentamente nelle sue mani che accarezzano-non “manipolano”-accarezzano, lo ribadisco, le piccole schegge cromatiche tentando di metterle al loro posto in una animata e squisita ricerca di forme cromatiche e ancor piu’ leggo il suo metafisico operare in un territorio quasi sconosciuto , nel quale le forze della sua natura istintuale e della sua cultura si integrano per consegnare al visitatore delle sue opere un messaggio di luce e di segno, di colore e di impegno.
La tessera assemblata in un quadro vivo e palpitante rimanda al molteplice che riscrive l’unità, una specie di andata e ritorno, dalla scheggia luminosa al suo quaderno di insieme e dal quaderno di insieme all’uno.
Operazione senza dubbio colta, intellettuale ma non intellettualistica, umile ma rivelante una personalità che esprime forza implosiva immediata ma capacità di sedimentazione, di pausa interiore, di attesa e di slancio, insomma, in questa tensione Marzia Truant conosce il mosaico e naturalmente anche se stessa.
vito sutto