A Sacile inaugura “Stralûs. 1985-2025 Arte in Friuli / Art in Friûl”

In occasione della Fieste de Patrie dal Friûl, apre il 4 aprile a Sacile la mostra che indaga il rapporto tra arte e territorio, attraverso le opere di 8 artisti.
Un’iniziativa firmata Comune di Sacile, Regione FVG, Università degli Studi di Udine e ARLeF.
Sarà un viaggio attraverso l’arte friulana degli ultimi quarant’anni “Stralûs. 1985-2025 Arte in Friuli / Art in Friûl”: la mostra ospitata a Palazzo Ragazzoni, a Sacile, anticiperà le celebrazioni della Fieste de Patrie dal Friûl, del 6 aprile. L’iniziativa è frutto della collaborazione fra il Comune di Sacile, la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, l’Università degli Studi di Udine e l’ARLeF – Agenzia regionale per la lingua friulana. L’inaugurazione si terrà venerdì 4 aprile, alle 18. Curata da Magalì Cappellaro e Alberto Vidissoni dell’Università di Udine, la collettiva indaga il rapporto tra arte e territorio, ponendo l’attenzione sui mutamenti, le riflessioni e le sperimentazioni che hanno caratterizzato la scena artistica degli ultimi quattro decenni. Uno sguardo d’insieme sulla ricchezza e la diversità dell’arte friulana, raccontato dalle opere di Bruno Aita, Mattia Montanari, Stefano Tubaro, Giorgio Valvassori, Nata, Ludovico Bomben, Walter Bortolossi e Claudio Mario Feruglio: otto artisti, esponenti di due generazioni, testimoni di altrettanti linguaggi espressivi.
Contenitore del confronto e del dialogo fra le ricerche artistiche esposte, “Stralûs. 1985-2025 Arte in Friuli / Art in Friûl” si struttura in tre sezioni. Si parte da quella che i curatori hanno inteso come “l’origine” o “l’atto iniziale di un cammino ascendente”: a confronto i lavori di Nata (Codroipo, 1955) e Bruno Aita (Udine, 1954), le cui tavolozze sono fatte di toni scuri e terrosi, in un continuo rimando tra materia e gesto pittorico. Proseguendo, al primo piano di Palazzo Ragazzoni i visitatori troveranno le opere di Stefano Tubaro (Codroipo, 1960), Walter Bortolossi (Basilea, 1961) e Giorgio Valvassori (Gorizia, 1947). Tutti e tre conducono lo spettatore in un mondo fatto di incertezza, fra opere che cambiano al mutare dello sguardo dell’osservatore. Nella terza e ultima sezione troviamo, invece, un percorso di scomposizione della figura, con i lavori di Mattia Montanari (San Daniele del Friuli, 1991), Claudio Mario Feruglio (Udine, 1953) e Ludovico Bomben (Pordenone, 1982).
La mostra rimarrà aperta fino a domenica 11 maggio, nelle giornate di venerdì, dalle 15 alle 19, e di sabato e domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.

Claudio Mario Feruglio, La via della luce, acrilico su tela, 2022
Foto anteprima: Walter Bortolossi – Vortici imperiali, 2022, olio su tela