Anna Mareschi Danieli: imprenditori soli in un sistema che tratta le imprese come un nemico

Udine 17 giugno 2020 – “Gli imprenditori, ancora una volta, si sono sentiti e si sentono soli”. Consapevoli, anche “che non c’è la volontà di un moderno sviluppo industriale nazionale, che renderebbe competitive le nostre imprese”. E’ l’amara – ma non arrendevole – constatazione che la presidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli, esprime. Lo fa alla riapertura della società dopo la pandemia Covid-19, tirando anche un bilancio di questa esperienza, partendo dal presupposto che “fare impresa in Italia significa essere penalizzati da una politica nazionale che, invece di sostenerci come accade altrove, ci ostacola”. La critica è frontale: “Oggi il sistema delle imprese viene trattato come un nemico da combattere” e “chi ci governa non sa cosa significa fare impresa, dunque non è assolutamente in grado di sostenere il mondo produttivo, che è l’autentica spina dorsale del nostro Paese”.
In questo senso, la pandemia non ha insegnato niente: “I problemi del nostro Paese sono tanti, tantissimi e sono tutti ancora lì, mi riferisco a burocrazia, incertezza del diritto, gap infrastrutturale, sistema formativo inadeguato e obsoleto, digitalizzazione pressoché assente, cuneo fiscale sovraumano…”.
Si è assistito alla “spettacolarizzazione della pandemia”, siamo “sommersi dalle fake news, spesso usate anche da chi oggi fa parte della squadra di governo per demolire i propri avversari, senza preoccuparsi dei danni che questo provoca” e infine “ha prevalso una visione tecnocratico-sanitaria, che poi però non è stata sintetizzata in una visione d’insieme per il nostro Paese”.
In questa situazione di solitudine, “solo e soltanto il mercato ci dirà che ne sarà di noi”. Certo, ammette Mareschi Danieli, “governare questa situazione è davvero difficile, ma se chi ci governa non riesce ad aiutarci davvero, almeno non ci metta i bastoni tra le ruote con leggi mal scritte, che ci colpevolizzano a priori sulla sicurezza dei nostri collaboratori”. Insomma, in tutta questa vicenda “abbiamo rinunciato e stiamo tutt’ora rinunciando a pezzi di democrazia, senza averne in cambio – lo dico provocatoriamente – l’efficienza dei regimi autoritari”. Bisogna dunque “avere il coraggio di dire basta a questo metodo, avere l’orgoglio di non farci trattare come dei poveri sciocchi”. In questa direzione andava la provocazione fatta insieme con un folto gruppo di imprenditori udinesi, di proporre Mario Draghi alla guida del nostro Paese”, perché è questo il momento di dire “cara Italia vediamo di alzare la testa e dire che non ci va bene”. In definitiva, “la parola chiave, in tutti i contesti, è responsabilità. Responsabilità per le decisioni assunte, per le attività intraprese e per gli impatti generati”.