Parco del Torre: incontro tra proprietà ed amministrazione e sopralluogo nell’area del comprensorio Ifim

Questa mattina l’Assessore alla pianificazione territoriale del Comune di Udine Giulia Manzan, la Dottoressa Raffaella Midolini, Presidente della società IFIM srl del Gruppo Midolini, l’Ing. Andrea Pittolo del Gruppo Midolini, l’Ing. Enrico Dazzan dello Studio Archimeccanica, il dirigente del servizio edilizia privata e urbanistica del Comune di Udine Eddi Della Betta e l’architetto Raffaele Shaurli, sempre per il Comune di Udine, hanno effettuato un sopralluogo nell’area di circa quaranta ettari del Comprensorio IFIM all’interno del Parco del Torre che fino al 1994 ha ospitato un impianto di frantumazione e lavaggio della ghiaia estratta dalla cava presente in loco e oggi oggetto di un ambizioso progetto di recupero.
La proprietà è attualmente in attesa di ottenere dalla Regione FVG, in Conferenza dei Servizi con tutti gli enti competenti in materia, l’autorizzazione alla realizzazione di un impianto fotovoltaico da circa 3 MWp che sorgerà, secondo il progetto presentato, sulla superficie della ex discarica di RSU chiusa nel 2014, attualmente in fase di post-gestione e realizzata all’interno di una porzione dell’invaso dell’ex cava di inerti.
Il progetto si svilupperà per fasi successive, partendo dalla rimozione dell’eternit presente sulle coperture dei fabbricati esistenti per proseguire con l’apertura, all’interno del comprensorio provato IFIM- ma esternamente agli ambiti di ripristino definiti dal PRGC e quindi immediatamente utilizzabili – di due aree verdi attrezzate, una a nord e una a sud rispetto alla discarica ed alla ex cava. All’interno di tali aree, inoltre, entro l’estate verranno installate dieci opere di altrettanti artisti friulani e realizzate con materiale riciclato; l’esposizione sarà dedicata alla memoria di Lino Midolini, mecenate ed esperto d’arte, oltre che proprietario della ditta.
Si proseguirà, come detto, con la realizzazione dell’impianto fotovoltaico sul corpo della ex discarica di RSU e con la posa di sonde geotermiche orizzontali all’interno dell’invaso dell’ex cava di inerti. Tali componenti faranno parte di un impianto a geoscambio a circuito chiuso (geotermia a bassa entalpia) per la produzione di energia termica, che sarà interrato ad una profondità di circa 15-18 m dal piano campagna, all’interno dell’invaso attualmente presente nell’area (ex cava di inerti), senza la necessità di effettuare alcun ulteriore scavo. L’attuale corpo di cava, infatti, sarà riempito con materiale idoneo (terre e rocce da scavo che saranno oggetto di studio e ricerca da parte dell’Università degli Studi di Udine – Prof. Stefano Maschio), fino alla quota originaria del piano campagna e ripristinato alle condizioni originarie (prati e boschi di golena).
Tale impianto (progetto che sarà sviluppato in collaborazione con l’ing Patrizio Rigo) rappresenterà un “progetto pilota”, il primo in Regione, per la sperimentazione di un teleriscaldamento freddo per il condizionamento sia estivo che invernale degli edifici direzionali della Ifim Srl presenti all’interno dell’area
Il progetto prevede infine il mantenimento e il recupero dei fabbricati industriali presenti in loco e attualmente in disuso, sull’esempio di quanto fatto nelle principali città europee, da Torino a Berlino (riqualificazione di aree industrializzate ed archeologia industriale).
“L’iniziativa privata del gruppo Midolini è certamente lodevole – ha affermato l’Assessore Manzan – e non solo perché mette a disposizione della collettività un importante spazio verde arricchito da opere artistiche, ma anche perché rappresenta un esempio concreto di recupero nel rispetto dell’archeologia industriale, a testimonianza di un modo di produrre ormai scomparso. L’area IFIM è pronta per diventare un punto di ritrovo e di aggregazione per famiglie, sportivi e giovani».
“Il progetto – ha aggiunto la Dottoressa Midolini – è di recuperare le vestigia della passata attività industriale quale testimonianza culturale da proteggere e quale patrimonio da riconvertire. Conservare, quindi, con lo sforzo di stabilire una relazione di continuità con il passato, mettendo in luce l’anima e la storia del luogo. Il progetto, inedito in Regione, rappresenta un caso esemplare di riconversione funzionale degli edifici industriali dismessi e si ispira alla filosofia di recupero e riqualificazione urbana sviluppatisi in Italia a partire dagli anni ottanta. L’obiettivo è che il sito diventi un museo di archeologia industriale fruibile dalla comunità”.