Il latino di tutti i giorni

La rubrica del prof. Gianni Bellinetti
Un settore che utilizza ancora parecchi termini latini è quello della Medicina. Di alcuni abbiamo già parlato (virus, ictus, raptus). Vediamone altri fra i più usati. Placebo= io piacerò, futuro semplice del verbo placeo- placere. Si tratta di una sostanza che viene somministrata come se avesse proprietà curatrice: se il paziente ci crede può migliorare, e allora si parla di effetto placebo. Pro die= per giorno: è termine ormai desueto: si usa nelle ricette e prescrizioni mediche per indicare quante volte al giorno. Per os= per bocca, in latino os-oris, nome della III declinazione, indica che un farmaco deve essere preso per bocca. Angina pectoris= dolore del petto. Angina è un sostantivo che deriva dal verbo ango-angere= stringere, affliggere; pectoris è il genitivo di pector. Intra moenia-extra moenia= dentro le mura – fuori le mura, in latino moenia è un sostantivo neutro plurale , che significa appunto mura.
Si dice di una attività di libera professione esercitata dai medici all’interno (intra) di una struttura ospedaliera pubblica o viceversa svolta all’esterno (extra) dell’ambito lavorativo. Anche morbo possiamo consideralo tranquillamente un latinismo dato che è quello che rimane della parola morbus-morbi= malattia. Viene usato per indicare una malattia grave di carattere epidemico e in particolare nel linguaggio medico con l’aggiunta di opportune determinazioni: es. morbo di Paekinson. Mi fa ricordare la famosa frase di Terenzio, triste e veritiera, senectus ipsa est morbus= la vecchiaia è di per se stessa una malattia, per fortuna e al contrario Cicerone elogiava i vantaggi che può recare. Novembre è il mese dedicato al ricordo dei nostri morti, dei caduti in guerra. E proprio qualche giorno fa casualmente con l’amico Vito Sutto ci siamo trovati a passare, una volta tanto a piedi, davanti al Tempio Ossario di Udine, Chiesa-Monumento imponente e maestoso, e leggendo per la prima volta con attenzione la scritta che corre sula facciata: bello peremptorum memoriae, siamo rimasti spiazzati di fronte a quel termine peremptorum dalla dubbia interpretazione, visto che peremptor-premptoris significa uccisore. Si tratta invece del genitivo plurale del participio passato (peremptus-a-um) con valore passivo del verbo perimo-perimere che significa uccidere e dunque la frase assumeva il suo corretto significato: alla memoria degli uccisi in guerra. Per non trascurare del tutto la nostra amata politica, a proposito delle elezioni in Umbria mi è venuta in mente pensando al comandante (dux) Salvini la famosa frase di Giulio Cesare dopo una sua strepitosa vittoria: veni vidi vici= venni vidi vinsi.
da IL PAîS gente della nostra terra Novembre 2019 edizione cartacea