Va aperta subito la discussione sul “prezzo di cittadinanza”

Filipuzzi: “La proposta del Governo di definire un valore minimo di acquisto dei prodotti agricoli
può funzionare solo se adattata su base regionale”
In parlamento, nell’ambito del Decreto Emergenze agricole, è in discussione l’introduzione del “prezzo di cittadinanza”, vale a dire un sistema che fissa il valore minimo di acquisto dei prodotti agricoli. A stabilire la soglia minima sarà Ismea, mentre i controlli saranno a carico dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Si vuole dare, cioè, regole precise all’interno delle filiere agroalimentari sia normando i contratti di fornitura superiori ai 12 mesi sia introducendo costi medi di produzione dei prodotti agricoli. Nel caso in cui sia fissato dall’acquirente un prezzo significativamente inferiore ai costi medi di produzione risultante dall’elaborazione dell’Ismea, scatteranno sanzioni a carico dell’acquirente.
“Pur valutando con favore iniziative che vadano incontro alla giusta remunerazione delle imprese agricole – spiega Claudio Filipuzzi, presidente dell’agenzia di cluster regionale Agrifood – sono diverse però le variabili che potrebbero trasformare il provvedimento in un boomerang, ottenendo l’effetto esattamente contrario a quanto auspicato. Le stagionalità molto marcate, la differenza dei costi di produzione tra le diverse regioni e all’interno delle stesse regioni, la quantificazione degli investimenti in qualità sono tutti fattori di cui tenere conto. Per alcuni settori a ciclo lungo dove la variabilità stagionale può essere considerata contenuta o dove il ciclo lungo o standardizzato può consentire un costante aggiornamento dei valori (cerealicoltura, zootecnia, frutticoltura, viticoltura, colture protette) tale percorso sembra possibile”.
Una soluzione interessante, conclude Filipuzzi, è quella di consentire alle Regioni che ne abbiano le competenze tecniche, come il Friuli-Venezia Giulia, di fissare o rivedere tali valori localmente sotto la vigilanza di Ismea e in modo concertato con le rappresentanze produttive locali (Organizzazioni Produttori). Solo così i valori espressi dal “prezzo di cittadinanza” potranno essere garanti nei confronti dei primi elementi della catena del valore e, allo stesso tempo, il più possibile allineati alle esigenze di mercato.