“Vogliamo davvero altri “Alberi di trenta piani” a Grado?”

Il 22 ottobre scorso in Regione è stata depositata la proposta di legge n.26 in materia di rilancio della competitività che contiene anche disposizioni in materia edilizia che, se approvate, stravolgeranno irrimediabilmente il nostro tessuto urbano.
Si prevede, infatti, per il residenziale il varo di un nuovo piano casa con bonus volumetrici importanti (50%) in deroga agli strumenti urbanistici e ai regolamenti edilizi comunali vigenti e senza limiti sulle altezze. Ma le novità riguardano anche il comparto ricettivo per il quale il bonus volumetrico si eleva al 60% escludendo dal conteggio le volumetrie destinate a servizi, piscine e aree wellness.
Il tutto attuabile con una semplice pratica edilizia e senza obbligo di presentare un piano particolareggiato, togliendo di fatto ogni potere decisionale alle autonomie locali.
“Mal comune mezzo gaudio, diranno alcuni, considerato che queste norme ricadranno su tutto il territorio regionale, in maniera indiscriminata” ha dichiarato in merito l’assessore all’Urbanistica del Comune di Grado, Fabio Fabris: “I “Tiziano” potranno spuntare ovunque, a Città Giardino come a ridosso del castrum, ma anche ad Aquileia come a Cividale“.
“Abbiamo perso un anno per limitare le altezze nella così detta zona B0 con una variante urbanistica che adesso potrebbe essere cancellata con un solo colpo di spugna. Potremo avere un “Hotel Castelletto” di 10 piani invece che di 6 o uno “Stella Maris” di 40 metri e, perché no, un “Adria” ancora più alto di quello già approvato. Ma siccome al peggio non c’è mai fine, per questi aumenti volumetrici non ci sarà nemmeno dovuto il pagamento degli oneri di urbanizzazione, ovvero quanto serve a garantire i sotto servizi come la rete fognaria piuttosto che quella dell’acquedotto i cui costi di adeguamenti saranno a carico della fiscalità generale” .
Prosegue Fabris: “Ci avevano sempre detto che la tutela paesaggistica e del territorio costituiva fonte di ricchezza per tutti noi, anche in termini di turismo, che la sostenibilità degli interventi era una discriminante fondamentale per la loro approvazione e invece ci stanno riportando a quei memorabili anni settanta in cui tutto era lecito costruire purché si vendesse. Se questo è il futuro, a dimostrazione che questa strada è sbagliata abbiamo già il passato che dovrebbe servire da monito“.
“Per questo è necessario, e ci impegneremo in tal senso anche in sinergia con altre amministrazioni comunali, chiedere con forza e pretendere che le forze politiche che amministrano la nostra Regione facciano una seria riflessione sul tema e che si possano apporre i giusti correttivi a questa proposta di legge, magari prendendo spunto dalle nostre norme comunali relative al comparto ricettivo che, seppur perfettibili, rappresentano il giusto compromesso tra quello che sono le esigenze di sempre maggior qualità e servizi che hanno le strutture alberghiere e quello che è il corretto inserimento di tali strutture all’interno del nostro tessuto urbano“.
“Non farlo – conclude Fabris – potrebbe creare dei danni irreparabili al nostro tessuto urbano da un lato e dall’altro toglierebbe la sacrosanta autonomia dei Comuni nel poter pianificare il proprio territorio“.