Confagricoltura Fvg: il Ceta funziona. +35% export canadese per il San Daniele

San Daniele Dop +35 per cento, formaggi +19 per cento. Le esportazioni verso il Canada crescono mentre l’import di frumento duro e tenero è crollato. Il presidente Cressati difende la bontà delle scelte fatte dalla Commissione europea
«L’accordo Ceta ha dato finora buoni risultati». Lo afferma Claudio Cressati, presidente di Confagricoltura Fvg, dopo aver letto i dati forniti dalla Commissione Ue. Cressati, infatti, sottolinea che, secondo i dati diffusi dalla Commissione, a un anno di distanza dall’entrata in vigore in via provvisoria dell’accordo bilaterale tra Ue e Canada, le esportazioni di prodotti agricoli italiani sul mercato canadese sono aumentate, nel complesso, del 7,4 per cento. In particolare, le vendite di prosciutto San Daniele Dop sono salite del 35 per cento mentre, secondo le rilevazioni dell’Istat, nel primo semestre di quest’anno, l’export di formaggi italiani verso il Canada è aumentato del 19 per cento. «Risultati incoraggianti – commenta Cressati – soprattutto in prospettiva, se si considera che per i prodotti agroalimentari l’Italia è già il primo Stato della Ue fornitore del mercato canadese».
Per quanto riguarda il rischio di “invasione” di grano canadese trattato con il glifosato paventato dai critici dell’accordo, Cressati aggiunge che «per ora, l’invasione non c’è stata». Dai dati elaborati dall’amministrazione doganale canadese, riportate in una nota dell’Ice del 25 aprile 2018, risulta, infatti, che le esportazioni di grano duro canadese verso l’Italia si sono ridotte del 90 per cento nei primi 5 mesi di applicazione del Ceta (ottobre 2017-febbraio 2018), quelle di grano tenero del 47 per cento e, i dati diffusi nei giorni scorsi dall’Associazione nazionale cerealisti, che arrivano a coprire i primi 7 mesi dell’anno, confermano una riduzione complessiva delle importazioni di grano duro nell’ordine di 150 mila tonnellate.
Sulla questione delle indicazioni geografiche e denominazioni di qualità, Cressati ricorda che le 41 tutelate dal Ceta coprono il 90 per cento del fatturato annuale delle esportazioni italiane di prodotti a denominazione d’origine.
«Con il Ceta – ribadisce Cressati – non esclude la possibilità di ampliare la lista nei prossimi anni, ma una cosa è certa: se l’accordo con il Canada non fosse ratificato, la situazione delle denominazioni non comprese nella lista non sarebbe migliore di quella che è oggi. Di converso, sarebbe peggiore quella delle 41 denominazioni riconosciute».
Dopo il fallimento del “Doha Round”, il presidente regionale di Confagricoltura ritiene che gli accordi di libero scambio negoziati dalla Commissione europea siano l’unico strumento a disposizione per affermare, progressivamente, il riconoscimento e la protezione delle indicazioni geografiche.