Piero Mauro Zanin è il nuovo Presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia: “Il mio impegno per l’intera comunità”

Piero Mauro Zanin è il nuovo Presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia: il capogruppo di Forza Italia è stato eletto alla seconda votazione, con maggioranza assoluta, ottenendo 29 voti, 20 gli astenuti.
Il Consiglio regionale, costretto a tornare al voto dopo la scomparsa improvvisa di Ettore Romoli, ha espresso quindi la sua nuova guida. Nella prima votazione (2 schede nulle, 23 bianche, 24 valide), Zanin aveva ottenuto 20 voti, mentre l’altro candidato Mauro Di Bert, di Progetto Fvg, aveva raccolto solamente quattro voti validi. Al seguito del primo giro di voti, il capogruppo dell’opposizione, Sergio Bolzonello, aveva chiesto e ottenuto 5 minuti di sospensione della seduta per un incontro di minoranza.
Tra le due votazioni, avendo la maggioranza rifiutato la richiesta di un incontro dei capigruppo per cercare una convergenza su una candidatura di garanzia, consiglieri di tutti i gruppi di opposizione hanno preso la parola per annunciare la non partecipazione alla votazione.
Subito dopo l’insediamento, Zanin ha ringraziato l’Aula e ha tracciato le linee che caratterizzeranno la sua presidenza nella XII legislatura regionale. “Per quello che è successo non è per me un momento felice. Spero con il mio lavoro di poter recuperare un rapporto di fiducia con quanti ho già collaborato in passato e lavorerò in questi cinque anni. Ringrazio l’Assemblea regionale per la fiducia e la grande responsabilità affidatami, che assumo, nella consapevolezza di essere chiamato a svolgere un compito importante per assicurare l’imparzialità dell’Aula e i diritti dei singoli consiglieri, nell’interesse dell’intera comunità regionale. Eserciterò il mio mandato attenendomi alle disposizioni che regolano l’attività del Consiglio, garantendo funzionalità ai nostri lavori, nel rispetto reciproco tra maggioranza e opposizione, per dare piena dignità all’azione dell’Assemblea legislativa che deve essere improntata, guidata da un’etica della responsabilità, a quel forte senso delle Istituzioni che tutti noi dobbiamo rappresentare. La reciproca legittimazione è la condizione necessaria per cogliere lo straordinario significato di sedere in quest’Aula, con l’orgoglio di rappresentare la nostra Comunità regionale e di impegnarci responsabilmente per il bene dei nostri cittadini, con concretezza e serietà. La nostra missione, di tutti, dovrà essere quella di ‘infondere la speranza anche in ciò che è provvisorio, nella dimensione politica e nella sfera delle istituzioni’. ‘La speranza nei cieli non è nemica della fedeltà alla terra: è speranza anche per la terra. Nel richiamare questi impegni, non posso non ricordare il presidente Ettore Romoli, esempio per noi tutti di rettitudine, indipendenza, apertura al dialogo e al confronto. Uomo di grande impegno con cui ha sempre assolto ai suoi compiti, dedicandosi al bene comune, ascoltando le esigenze dei cittadini e traducendo coerentemente la propria attività secondo le loro aspettative. Egli ci lascia un’eredità esigente. Lavorare e porre in essere azioni per il bene comune è il compito della buona politica perché le Istituzioni appartengono a tutti e noi abbiamo il dovere di colmare il distacco che si è formato tra i cittadini e le rappresentanze istituzionali, alle quali dobbiamo ridare la dignità che loro spetta attraverso la nostra attività quotidiana. In questo contesto va riconosciuto il ruolo centrale del Consiglio regionale come luogo in cui si concorre alla determinazione dell’indirizzo politico e programmatico del governo regionale. Consiglio e Giunta sono chiamati entrambi, seppur nella diversità delle rispettive funzioni ma sullo stesso piano, a rafforzare confronto e collaborazione per poter dare risposte efficaci e tempestive rispetto alle sfide che ci attendono”.
“L’Assemblea legislativa, nelle sue diverse articolazioni, dovrà concentrarsi anche nel riordino e semplificazione di un corpus normativo che necessita di snellimento e chiarificazione, attraverso l’approvazione di testi unici settoriali e, per quanto possibile, di un processo di delegificazione. La sburocratizzazione che ci viene chiesta dai cittadini, dalle categorie economiche, dal sistema delle Autonomie locali, più che richiedere l’approvazione di nuove leggi, segnala l’esigenza della riduzione del peso delle normative esistenti. Al Consiglio regionale è assegnata anche una funzione di indirizzo e controllo sull’attività dell’Esecutivo che non si esercita solamente attraverso importanti atti di sindacato, ma con la verifica delle politiche regionali e la valutazione, attraverso una costante presenza, degli effetti della legislazione al fine di verificarne concretamente i risultati e le ricadute sulla Comunità regionale”.
“Il Consiglio deve essere il luogo in cui devono prevalere l’umiltà di voler ascoltare e la capacità di dimostrare con i fatti di saper dare risposte ai cittadini, con azioni di buona amministrazione e sobrietà che devono informare la nostra attività dentro e fuori da quest’Aula. Dobbiamo essere persone animate dalla passione di voler migliorare il futuro della nostra Regione. Dobbiamo essere riferimenti affidabili. L’Assemblea e l’Esecutivo devono operare per dare una nuova visione al Friuli Venezia Giulia: costruire, 54 anni dopo l’istituzione della Regione autonoma, una prospettiva nuova nel quadro di un regionalismo rafforzato che va mutando, che riconosca la nostra naturale vocazione di ponte verso i Balcani e di crocevia per l’Europa centro – orientale. La funzione legislativa del Consiglio regionale viene valorizzata anche esercitando un ruolo decisivo nell’ambito della Conferenza dei Parlamenti regionali, nel rafforzamento dei rapporti con le Assemblee legislative di Stati e regioni contermini e con il Comitato delle Regioni, la più recente delle importanti istituzioni Europee. “La difesa della nostra specialità non si contrappone alle rivendicazioni di autonomia differenziata che avanzano altre Regioni sulla base di strumenti pattizi con lo Stato. Le trasformazioni economiche e sociali che la globalizzazione dei mercati ha provocato da diversi anni devono semmai indurci alle sfide e al confronto aperto. Va recuperata e rilanciata la forza rigeneratrice del localismo come processo di riavvicinamento ai valori interiori spostandosi dall’ideale della crescita quantitativa e dell’espansione geografica, verso il recupero della qualità della relazione con la singola cosa o la singola persona. La nostra autonomia, unitamente alle condizioni particolari che costituiscono la specialità, non è negoziabile perché rappresenta uno dei connotati essenziali della composita realtà della nostra Regione, caratterizzata dalla ricchezza delle espressioni culturali e linguistiche che la compongono e dalla pluralità delle sue articolazioni istituzionali”.
“L’Autonomia del Friuli Venezia Giulia non rappresenta un privilegio ma ha costituito nei fatti l’esercizio di una grande responsabilità come è avvenuto nel 1976 con il Presidente Antonio Comelli, per la straordinaria opera di ricostruzione delle zone terremotate, con la scelta di coinvolgere direttamente i Sindaci e i Comuni nel processo di rinascita e di avvio di un nuovo modello di sviluppo della Regione. Un’intuizione che venne rafforzata negli anni successivi dal Presidente Adriano Biasutti attraverso un percorso di decentramento amministrativo e gestionale, applicando nel 1988 il moderno principio di sussidiarietà e assegnando al sistema delle Autonomie locali funzioni che potevano essere svolte in modo adeguato da Comuni e Province. Va ricordata anche la politica di collaborazione portata avanti dai Presidenti Comelli e Biasutti, nei limiti dello statuto di autonomia, con i Paesi dell’area centro – orientale europea e dell’allora Jugoslavia, attraverso la Comunità di lavoro di Alpe Adria, con la quale furono avviate iniziative in campo economico e sociale mirate allo sviluppo dell’integrazione in un’area cruciale per l’Europa che contribuì al miglioramento dei rapporti tra le popolazioni di confine”, ha detto ancora il Presidente rivolgendosi all’Aula.
“Questa esperienza, che si tradusse nell’approvazione della legge sulle ‘aree di confine’, ci consente oggi di fare una riflessione anche sulla necessità di ripensare alla prospettiva europea partendo dal basso, dai popoli e dalle regioni, perché diversamente l’Europa Unita che abbiamo conosciuto negli ultimi anni risulterà un’Europa delle burocrazie, contrastata dagli interessi divergenti degli Stati e lontana dalla gente, come è risultato dall’incapacità di fronteggiare i fenomeni migratori, affrontati in solitudine dai Paesi del Mediterraneo. La crisi che l’Europa sta attraversando è la crisi della sua democrazia, è l’incapacità di ascoltare i suoi popoli, è il sacrifico della libertà sull’altare della regola economica. E’ dalla collaborazione dal basso tra Regioni e comunità locali, come ci ha insegnato la comunità di lavoro Alpe Adria, che potrà risorgere una nuova Europa”.
“Se è vero che dobbiamo cercare di contribuire alla costruzione di un nuovo regionalismo e di un nuovo europeismo è altrettanto necessario che restituiamo ruolo e prospettiva ai Comuni che rappresentano la cinghia di trasmissione tra Regione e Comunità locali. Queste soffrono ancora i paralizzanti vincoli del patto di stabilità che impediscono spesso di erogare migliori servizi e di realizzare, pur in presenza delle risorse necessarie, opere essenziali per i Comuni. La rivisitazione della legge regionale che ha portato alla costituzione delle Unioni Territoriali deve indurci a pensare a una diversa articolazione territoriale che individui dimensione e funzioni di Aree vaste condivise, oltre che da Consiglio e Giunta, anche dai territori di cui si compone la Regione. Un compito che possiamo affrontare coinvolgendo il CAL e l’ANCI per elaborare proposte che consentano di varare provvedimenti che diano maggior spazio a sussidiarietà orizzontale e verticale, evitando di costruire un nuovo centralismo regionale”.
“Nel rapporto con il Governo sarà necessario riprendere il negoziato per introdurre norme che rafforzino lo Statuto di autonomia con il trasferimento di nuove funzioni e la ridefinizione dei rapporti finanziari e di compartecipazione al gettito erariale, che la recente intesa con lo Stato ha indebolito, in considerazione delle funzioni attribuite al Friuli Venezia Giulia e dei prelievi legati all’abbattimento del debito e agli obiettivi di risanamento della finanza pubblica. A questo proposito sarà determinante il ruolo del Commissione paritetica Stato/Regione per il confronto sulle regole fondamentali del rapporto pattizio per il trasferimento di nuove funzioni e per la rinegoziazione dei rapporti finanziari”.
“Gli ultimi anni sono stati caratterizzati dalla crisi finanziaria internazionale che ha riversato il peso della recessione su imprese, famiglie, lavoratori, giovani che hanno dovuto sopportare sacrifici e disoccupazione, contrazione di reddito e cambio di stili di vita. E’ vero che la globalizzazione può offrire opportunità e conoscenza, ma porta con sé il rischio di nuove marginalizzazioni che non possono essere sottovalutate o ignorate. A partire dal rallentamento dell’economia reale, dalla mancanza di lavoro che penalizza in modo devastante soprattutto le generazioni più esposte. Dobbiamo riservare un’attenzione particolare agli anziani, ai disabili, ai cittadini in condizione di disagio sociale e purtroppo anche di povertà alimentare”.
“Non possiamo più chiudere gli occhi davanti alla dura realtà che nella nostra Regione non si fanno più figli, che siamo entrati in un lungo inverno demografico che prima degli inevitabili scompensi economici ci toglie la speranza di futuro. Sarà sul sostegno reale e concreto alla famiglia che si giocheranno tutte le politiche di sviluppo e prospettiva della nostra Regione. La nostra Regione oggi più di ieri è chiamata a dare risposte vere con azioni e risultati che devono avere al centro, oltre che la famiglia, le imprese, la produzione, gli imprenditori, le professioni e il ceto medio che sono schiacciati dal peso di una crisi che sembra non avere fine, pur emergendo segnali di una debole inversione di tendenza. Soltanto così potremmo restituire certezze e serenità alle famiglie, ai pensionati che hanno lavorato tutta la vita e che faticano ad andare avanti, ai troppi giovani che sono costretti ad emigrare o devono ripiegare su forme di precariato che facciamo difficoltà a condividere”.
“Ritengo che la nostra sede Istituzionale debba essere il più possibile aperta e trasparente perché questo palazzo, dove opera la massima rappresentanza elettiva del Friuli Venezia Giulia, deve essere la casa di tutti i cittadini. In questo senso devono essere valutate positivamente tutte le occasioni che ci consentiranno di favorire e promuovere momenti di incontro con Associazioni, rappresentanze economiche e istituzionali, realtà locali, cittadini. Mi adopererò perché l’attività della Conferenza dei Capigruppo favorisca il confronto tra maggioranza ed opposizione e assicuri ai lavori d’Aula e delle Commissioni, con l’impegno dei Consiglieri, trasparenza e produttività; la Comunità regionale se l’aspetta. La collegialità dell’Ufficio di Presidenza e la programmazione condivisa dei lavori ci consentiranno di rendere efficace la nostra azione e di valorizzare il personale delle diverse strutture in cui opera e che ringrazio per il lavoro e la collaborazione che garantiranno in questa legislatura. L’augurio che faccio a tutti noi lo prendo in prestito da Eliot che disse Noi che non fummo sconfitti solo perché continuammo a tentare”.