Ma perché rinneghiamo la nostra storia e la nostra cultura?

Abbiamo fatto del Natale una caricatura, trasformandolo in una macchina infernale, carica di ipocrisia. Già, perché abbiamo staccato la felicità del Natale dal suo vero e unico significato. Come insetti impazziti corriamo nelle nostre città praticando laici riti coercitivi, il cui vero significato non ci appartiene più. Cosicché il Natale è divenuto una deforme rincorsa a una felicità artificiale, un po’ come la chirurgia estetica. In questo finto Natale, fatto di puro consumismo e poco più, qualcuno sta provando a distruggere anche uno degli ultimi veri simboli di questa festa, il Presepe.
Come ormai è tradizione natalizia, anche quest’anno su settimanali e quotidiani, abbondano gli articoli che raccontano del rifiuto da parte di alcune scuole di allestire l’albero di Natale e il presepe per non urtare la sensibilità degli scolari che non sono di fede cattolica. In alcuni istituti del Friuli si preferisce la “festa dell’inverno”, per evitare che qualcuno si offenda e non creare tensione. In una scuola perfino Gesù è diventato Perù, sempre per non urtare la sensibilità altrui.
Siamo una società multietnica e multiculturale e allora dobbiamo rinunciare alle nostre tradizioni, rinnegando quella che è la nostra storia e la nostra cultura. Storia e cultura che, in Italia come in Europa, è cattolica. Penso che le cose di cui ci si dovrebbe vergognare in questa società ipocrita siano ben altre. La perdita dei valori, la mancanza di onestà, la voglia di sopraffare il prossimo a tutti i costi, tanto per citarne alcune. Eppure puntiamo tutti il dito contro quelle povere figure del presepe, come se la colpa di tutto fossero loro.