Lenti e sconnessi. Alle porte del 2018 in Friuli la rete internet ancora arranca

Uno scenario, questo, che i più smaliziati in fatto di tecnologia considerano alla stregua di un film dell’orrore, ma che purtroppo, ormai all’alba del duemiladiciotto si configura come un triste dato di fatto. Se da una parte sopravvivono ancora vetusti ed inefficienti mezzi di comunicazione, come appunto il fax, ancora largamente usato nell’ambito della pubblica amministrazione, dall’altra le connessioni internet italiane (siano esse fiber o ADSL) faticano a tenere il passo con quelle del resto del mondo. A riguardo i dati dell’ultimo rapporto Akamai (una delle principali piattaforme cloud di content delivery) lasciano poco spazio alle interpretazioni.
Nella classifica per velocità di connessione l’Italia colleziona un triste sessantunesimo posto a livello mondiale, arrivando ventottesima in area EMEA (Europa, Medio Oriente, Africa). Considerando i paesi UE, peggio di noi fanno solamente Croazia, Grecia e Cipro. Dati assolutamente insoddisfacenti per un Paese annoverato fra i più industrializzati al mondo e membro del G7.
Analizzando i dati, potrebbe far ben sperare il +13% registrato dal report sullo stesso periodo dello scorso anno, ma sono da sottolineare anche le forti disparità territoriali emerse da questa indagine. La città metropolitana di Milano, infatti, risulta essere la città più cablata d’Europa ed un assoluta eccellenza a livello mondiale, d’altro canto in ancora troppe zone del Paese la già bassa velocità media nazionale risulta essere ancora un miraggio.
La situazione in Friuli Venezia Giulia
Tra le zone disagite da un di vista della connettività viene annoverata anche la nostra Regione.
Come si evince dai dati riportati dall’ultimo rapporto del “Piano strategico per la banda ultra larga”, elaborato dal Ministero per lo Sviluppo Economico, solo il 28.8% delle unità immobiliari presenti sul territorio regionale sono raggiunte da una connessione con velocità di almeno 30 Mbps. Anche in questo caso sussiste un importante fattore territoriale, infatti sui 217 Comuni della Regione sono appena 7 quelli pienamente coperti dalla banda larga. Sono praticamente assenti le connessioni in grado di raggiungere velocità fino a 100 Mbps che raggiungono appena lo 0,4% delle unità immobiliari. Dati, questi, che fanno ben comprendere come in FVG il digital divide infrastrutturale sia un argomento scottante, oltre due terzi degli abitanti della Regione sono tagliati fuori da quello che, ormai nel duemiladiciotto, può e deve essere considerato un servizio basilare per il cittadino. Basti pensare a tutte quelle attività produttive, commerciali e impegnate nella fornitura di servizi che si trovano ad operare in un mercato ormai sempre più propenso al digitale, proiettato al commercio globale e senza frontiere, di fatto fortemente penalizzate nell’operatività da uno strumento non al passo coi tempi. Nel pieno del terzo millennio questo è un vero e proprio handicap, che divide in due la società, fra cittadini di serie A, pienamente connessi, e quelli di serie B, tagliati fuori dalla rete.
Superare le disparità
Il motivo principale alla base di questa frammentazione è indubbiamente l’aspetto economico. Creare un’infrastruttura per la connessione in banda larga presenta costi di progettazione e realizzazione molto elevati, che soprattutto nei casi dei centri medio – piccoli, risultano superiori all’introito economico derivante dall’opera. In questi casi le aziende non sono dunque stimolate ad investire sul miglioramento delle infrastrutture esistenti, limitandosi a fornire il servizio tramite le vecchie linee dedicate alla telefonia fissa, che per loro natura non possono che garantire una velocità di navigazione fortemente ridotta.
Con l’intento di superare tale “collo di bottiglia” infrastrutturale, Open fiber (società in compartecipazione fra Enel e Cassa depositi e prestiti), si è aggiudicata il bando per la realizzazione della nuova infrastruttura fibra in FVG (cluster C&D del bando Infratel). Tali lotti sono definiti “a fallimento di mercato”, ovvero sono considerati investimenti a perdere. Tale operazione, cofinanziata con fondi pubblici, può dunque essere vista come una sorta di “Piano Marshall” per un nuovo sviluppo economico e tecnologico del Paese. Nel caso della Regione FVG le previsioni ministeriali parlano di una completa copertura a banda ultra larga (velocità di almeno 30Mbps in download) per il 2020 inoltrato.
Sempre che le previsioni vengano rispettate i lavori partiranno entro i primi sei mesi del prossimo anno, per concludersi, come detto, dopo almeno tre anni. Va anche sottolineato come tale piano preveda la realizzazione di tutta l’infrastruttura con collegamento finale FTTH, ovvero con cablatura in fibra dell’ultimo miglio, realizzazione superiore alla precedentemente utilizzata FTTS. Una soluzione moderna, che permetterà finalmente a molti friulani di fruire pienamente di quella moltitudine di servizi e possibilità oggi messi a disposizione da internet. Un piano che renderà il FVG una Regione 2.0, tecnologicamente avanzata e a prova di futuro. Oppure no?
Non è tutto oro quel che luccica
Tale progetto presenta infatti almeno due grandi criticità. La prima, che rischia di renderlo vecchio già in partenza, è quella legata alla velocità di connessione. Soprattutto a coloro i quali oggi si trovano a dover convivere con una connessione poco prestante, i 30 Mbps paventati da questo piano di sviluppo possono sembrare una velocità assai elevata, ma non è così. Sebbene, a conti fatti, vorrebbe dire avere a disposizione una connessione circa tre volte più veloce di quella presente, ad oggi, in media, in Italia, bisogna considerare che lo sviluppo delle nuove tecnologie segue un ritmo di crescita vertiginoso. Implementazioni quali l’Internet of things, la domotica, le trasmissioni satellitari ed in streaming ultra definite, automobili connesse, oggi ancora non così diffuse, fra tre anni faranno pienamente parte della vita quotidiana di tutti noi, e richiederanno connessioni ad internet costanti, stabili e veloci. Quando la cosiddetta banda ultra larga a 30 Mbps verrà completata, fra almeno tre anni, sarà probabilmente appena sufficiente per sostenere tutti gi apparati connessi, di certo non sarà qualcosa di “pronto per il futuro”.
Queste considerazioni si basano sul fatto che già ad oggi in Europa sono ampiamente diffuse le connessioni a 100 Mbps, ed in molte metropoli del continente (e persino in tredici città italiane) sono già attive connessioni a 300 Mbps, ovvero sino a dieci volte più veloci di quelle che saranno presenti, fra tre anni, in FVG. Tutto questo parlando di connessioni commerciali, quindi a disposizione dei comuni cittadini, poiché alcune sperimentazioni effettuate in Europa hanno raggiunto velocità ben più alte, quasi “fantascientifiche”, per il momento, ma che potrebbero essere la norma fra pochi anni. La seconda criticità sussiste poiché questo piano di espansione riguarda le località al momento non raggiunte dalla banda larga, ma non si occupa di quelle città sì connesse, ma in cui la banda non è sufficiente in rapporto alla densità di popolazione. Ne è un esempio la città di Udine. La zona nord del capoluogo friulano è stata tra le prime, qualche anno fa, ad essere raggiunta da una connessione in fibra, tuttavia nel corso del tempo, la rete non è stata potenziata a sufficienza per supportare il notevole sviluppo edilizio di questa zona. Ciò ha portato ad avere una richiesta di connessioni rapide superiore a quella supportata dalle centrali presenti sul territorio, il risultato è che, come segnalato da diversi lettori, in molti si trovano ad essere connessi con le vecchie linee in rame, con ridicole velocità di 4 – 5 Mbps. La situazione è paradossale, infatti poiché la zona risulta raggiunta dalla banda larga, non sono previsti interventi pubblici volti al miglioramento della rete, eventualmente demandati ad interventi delle aziende private, che al momento, appaiono poco probabili.
Ripetere gli errori del passato
Già nel millenovecentonovantacinque Telecom Italia (all’epoca ancora partecipata a maggioranza dal Tesoro) avviò un piano che mirava alla realizzazione di una rete cablata a banda larga, a copertura nazionale, destinata a raggiungere le abitazioni di tutta la popolazione italiana. Tale progetto, chiamato SOCRATE, era avveniristico per l’epoca e prevedeva di posare dorsali in fibra ottica lungo tutta la penisola. Dopo due anni di lavori, diciannove città raggiunte e cinquemila miliardi di Lire già spesi, il progetto venne abbandonato, la rete venne parzialmente smantellata, in piccola parte riconvertita o anche più semplicemente abbandonata.
La scelta di abortire anzitempo il progetto non fu mai motivata a sufficienza in maniera ufficiale, si pensa vennero meno alcuni appoggi politici e finanziari, e parte della dirigenza nazionale di allora scelse di puntare piuttosto sulla nascente tecnologia ADSL (divenuta operativa in Italia solamente tre anni dopo, ad inizio del duemila), che richiedeva minori investimenti da effettuare sulle reti allora preesistenti.
La storia insegna che lesinare sugli investimenti in ambito tecnologico non è mai una buona scelta, poiché l’Euro risparmiato oggi verrà poi speso domani in un tardivo tentativo di rincorsa nei confronti di coloro che hanno investito in maniera saggia. L’augurio per questo progetto è che possa avere un futuro migliore dei suoi predecessori, completarsi nei tempi previsti, dimostrandosi efficace e abile a reggere la prova del tempo ed il vortice del progresso tecnologico, ciò sarebbe fondamentale per la nostra Regione e per l’Italia intera, ad oggi, purtroppo, fanalino di coda dell’Europa 2.0.
Glossario tecnologico per i meno esperti
ADSL: indica una classe di tecnologie di trasmissione, che permettono il passaggio delle frequenze necessarie alla connessione a internet lungo le stesse linee in rame usate per la telefonia fissa. La velocità della connessione risente fortemente della distanza fra l’abitazione e la “centrale”.
Fibra ottica: tecnologia di trasmissione che sfrutta filamenti realizzati in modo da poter condurre la luce al loro interno. Le connessioni in fibra sono indipendenti dalle infrastrutture telefoniche tradizionali e la velocità di connessione non risente particolarmente della distanza. Notevolmente più veloce dell’ADSL tradizionale.
FTTH: (fiber to the home) connessione in fibra ottica. Il cavo in fibra raggiunge direttamente l’abitazione, consentendo le massime prestazioni.
FTTS: (fiber to the street) connessione in fibra ottica ibrida. Il cavo in fibra raggiunge la centrale situata in strada, dalla centrale all’abitazione il collegamento avviene mediante classico cavo in rame. Prestazioni della connessione tendenzialmente superiore ad una classica linea ADSL ma inferiori a quelle di una
FTTH. Mbps: (Megabit per secondo) unità di misura utilizzata per stabilire la velocità di una connessione internet. Speed test: test utile per verificare la velocità di una connessione internet. Uno dei più semplici da utilizzare si trova all’indirizzo www.fast.com, si avvia in automatico ed in pochi secondi fornisce la velocità della connessione utilizzata.