Le bugie della tutor di Giulio Regeni

La vicenda di Giulio Regeni, ancora senza una verità dopo quasi due anni di depistaggi e ambiguità da parte del governo egiziano, si tinge ancora di giallo. Al centro delle ultime notizie la sua tutor dell’università di Cambridge e le sue presunte bugie sui rischi della ricerca sui sindacati indipendenti.
Un’inchiesta del quotidiano la Repubblica, basata su email e conversazioni Skype, ha messo in luce il lato oscuro della professoressa Maha Abdel Rahman. La donna, di origini egiziane, avrebbe mentito sul suo rapporto con il dottorando di ricerca ucciso e sul vero oggetto degli studi che avrebbe dovuto fare. La tutor del dipartimento di Scienze sociali, tra l’altro, in tutto questo tempo si è sempre rifiutata di lasciare testimonianze sulla vicenda ai magistrati italiani. Anche per questo si sarebbe presa un anno sabbatico dal lavoro. Proprio nel periodo clou dell’inchiesta sull’omicidio del suo studente.
Il reportage di Repubblica mette in luce il suo ripetuto negarsi alle richiesta di collaborazione delle autorità italiane. Cinque le richieste, “su cui è di massimo interesse investigativo fare chiarezza”, rimaste senza risposta, da parte della Procura di Roma.
“Chi ha scelto il tema specifico della ricerca di Giulio; chi ha scelto la tutor che in Egitto avrebbe seguito Giulio durante la sua ricerca al Cairo; chi ha scelto e con quale modalità di studio la ricerca partecipata; chi ha definito le domande da porre agli ambulanti intervistati da Giulio per la sua ricerca; se Giulio abbia consegnato alla professoressa Abdel Rahman l’esito della sua ricerca partecipata durante un incontro avvenuto al Cairo il 7 gennaio del 2016″.
Perché, quindi, la tutor si è rifiutata di rispondere? Tutor la quale, tra l’altro, pare non avesse un curriculum così brillante da giustificare un lavoro nella prestigiosa università inglese.
La donna, inoltre, ha rifiutato di consegnare telefoni, computer e conversazioni avute con Regeni. Perché? Cosa aveva da nascondere?
Altri due i punti oscuri. Dalle conversazioni Skype tra Giulio Regeni e la madre, scrive Repubblica, emerge che la professoressa era stata di fatto imposta allo studente (mentre lei aveva detto il contrario, e cioè di essere stata scelta da lui). Ed emergono le preoccupazioni di Giulio, per il fatto che considerasse la sua tutor “un’attivista” e che questo avrebbe potuto mettere a rischio la sua incolumità.
E, infine, come mai la tutor ha mentito sull’incontro “casuale e veloce” avuto con Regeni il 7 gennaio del 2016, quello in cui il ragazzo fu tradito dall’ambulante spia?