Boom della Ribolla, ora però servono misure per proteggere il prodotto
Cifra record per la Ribolla quest’anno, parliamo infatti di duemila ettari per questo bianco che sta spopolando. I numeri sono importanti soprattutto se consideriamo che, pochi anni fa, gli ettari dedicati a questa vite erano “solo” trecento. La svolta è arrivata quando il Friuli, nel 2016, dopo un accordo con Veneto e Trentino, ha ottenuto l’esclusiva per la Ribolla. Nella vendemmia del 2019, se tutti gli impianti dovessero rispettare le aspettative, si ipotizza una produzione di circa 20 milioni di bottiglie. Se all’alta cifra dovessero corrispendere alta qualità e riconoscibilità, l’enologia made in Friuli potrebbe ottenere un’ulteriore spinta sul mercato internazionale.
Le cifre del boom sono emerse durante la tavola rotonda svoltasi nell’abito della trasmisione “Friuleconomy” di Telefriuli, andata in onda ieri sera, alla quale hanno partecipato esperti, vignaioli, studiosi ed enologi.
La vendita di 20 milioni di bottiglie rappresenterebbe sicuramente un grande affare, ma il punto della qualità non va sottovalutato. A livello di quantità, non si può fare concorrenza al Prosecco, quindi è proprio la qualità il punto su cui la Ribolla dovrà farsi forza. Proprio per questo si sta discuendo il nuovo “Disciplinare del vino”, una carta d’identità della Ribolla, che dovrà determinare peculiarità e quantitativi per ettaro.
Non c’è però ancora accordo tra i vignaioli di painura (Grave, Annia e Aquileia) e quelli di collina (Collio e Colli Orientali). Una bozza c’è, ma manca ancora l’intesa finale, che si spera possa essere vicina, vista anche la portata dell’affare in un futuro che è immediato. Il nodo principale è la produzione di quintali per ettaro e il problema è dovuto al fatto che la resa tra pianura e collina è molto diversa. Per fare un esempio, nella zona di Oslavia, sul Collio, ci sono vignaioli che producono 40 quintali per ettaro, contro i 130 della Grave. Meno uva però significa più qualità (cosa che vale per tutti i vitigni). Bisognerà valutare le esigenze di ciascuno.
C’è anche l’idea di far nascere un Consorzio della Ribolla gialla, come fatto in passato per Prosecco e Pinot Grigio, due esempi di buona gestione. I tempi per concretizzare le due idee stringono, visto che le 20 milioni di bottiglie sono previste nel 2019. C’è quindi da gestire un affare molto importante, proteggendosi nel contempo dalle sperimentazioni che si stanno facendo nelle altre regioni italiane.