Immigrazione. Ciriani: “Stop all’accoglienza indistinta”
Pubblicato il 19 Febbraio 2025
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“l’Italia punto di riferimento per un nuovo modello in Europa”
L’europarlamentare è intervenuto a Pordenone assieme ai consiglieri regionali Basso “Le seconde generazioni non devono trasformarsi in problema” e Maurmair “Va fatta luce sull’accoglienza dei minori stranieri” e all’assessore comunale Ceolin “Controlli costanti hanno evitato il ripetersi della tendopoli del 2015, ma il Comune ha strumenti limitati”
“In Europa si avvertono segnali che sul tema dell’immigrazione, finalmente, il vento della politica sta cambiando” ha esordito l’europarlamentare Alessandro Ciriani intervenendo al convegno organizzato a Pordenone durante il quale sono state confrontate criticità e prospettive del fenomeno non solo in chiave europea, appunto, ma anche in quella regionale e comunale.
“Per affrontare in maniera seria un fenomeno epocale che mette in discussione il nostro modello culturale e sociale prima che economico è necessario aprire gli occhi sulla realtà e smettere di farsi suggestionare dalla narrazione inscenata in tutti questi anni dalle sinistre e da quella piccola, ma molto furba, parte dell’economia che lucra sull’assistenza all’immigrazione – ha detto Ciriani -. Non è vero, per esempio, che gli immigrati salvano il sistema previdenziale dell’Italia: su 23,3 milioni di lavoratori contribuenti, quelli stranieri sono appena 3 milioni e il loro reddito medio è inferiore della metà rispetto a quello degli italiani, questo significa che ricevono più sostegno e assistenza di quanto versano. E infatti le tasse pagate dagli immigrati regolari ammontano a 17 miliardi, ma il costo sanitario che richiedono è di 12 miliardi e quello assistenziale di altri 20 miliardi. Un’immigrazione incontrollata crea più costi che entrate per le casse pubbliche ed è quindi presupposto di maggiori tasse per tutti”.
Il fenomeno migratorio, secondo l’esponente del gruppo Fdi-Ecr a Strasburgo, va gestito.
“L’Italia sta dimostrando, coi fatti, di essere un punto di riferimento nella gestione della migrazione, adottando strategie concrete che coniugano fermezza e cooperazione internazionale” ha continuato Ciriani, citando anche un recente traguardo, ovvero l’accordo tra il governo della Bosnia-Erzegovina ed Eurojust, la struttura europea contro il crimine transfrontaliero, che avrà benefici significativi sulla rotta balcanica che interessa anche il Friuli-Venezia Giulia.
“Non sono contrario a priori all’immigrazione, ma chiediamo all’Europa che sia sostenibile e soprattutto rispettosa del modello culturale e sociale europeo e dei suoi valori – ha concluso Ciriani -. Il nostro lavoro per un’immigrazione sana, capace di cambiare il paradigma dell’accoglienza indistinta che sta dimostrando giorno dopo giorno i danni che causa, prosegue incessantemente. È un lavoro complesso, dopo tanti anni di frontiere aperte che hanno permesso ai trafficanti di uomini di prosperare, ma la battaglia è solo agli inizi e noi ci impegneremo fino al trionfo della legalità”.

Sul tema dei minori stranieri non accompagnati è intervenuto, poi, il consigliere regionale Markus Maurmair.
“Ci sono varie forme di opportunismo dell’accoglienza e tra queste quelle che riguardano le strutture per minori stranieri non accompagnati sta prendendo una piega che va approfondita e gestita in modo diverso soprattutto quando si utilizzano gli strumenti messi in campo da un’amministrazione regionale – ha detto -. La questione mi è stata recentemente posta dalla comunità di Aviano dove, utilizzando un albergo, si vuole aprire un centro per ospitare 22 minori stranieri non accompagnati. Il Comune ha negato l’autorizzazione, ma a oggi è pendente un ricorso al Tar. Sono diversi i casi simili sul nostro territorio, con sempre nuove richieste di apertura di questi centri, tanto che il Friuli-Venezia Giulia è la seconda regione in Italia dopo la Sicilia. La rotta balcanica è una concausa: i minori provengono spesso anche da altre regioni, soprattutto Lombardia, rimanendone a carico, perché qui le organizzazioni che li assistono ricevono maggiori sostegni. Assieme al nostro capogruppo Claudio Giacomelli stiamo seguendo la vicenda e intendiamo proporre aggiornamenti normativi e tecnici così da limitare questa prassi e al contempo dare garanzie alle comunità locali che vivono con apprensione la presenza di gruppi di giovani che, come già successo, possono rappresentare un importante problema di gestione”.
Dal livello regionale a quello comunale il passo è breve.
“Quella che serve è un’immigrazione giusta per chi viene accolto ma anche per chi accoglie, sostenuta da progetti seri di integrazione e inclusione – ha detto il consigliere regionale Alessandro Basso -. Fondamentali sono i progetti nelle scuole dove gli stranieri di seconda generazione non devono trasformarsi in un problema sociale, ma rappresentare un’opportunità. E formazione deve essere fatta anche nei Paesi di origine, come fatto proprio dal sistema Pordenone con il Ghana, per indirizzare correttamente le loro competenze alla precisa domanda di personale delle aziende locali. Europa, Stati nazionali, Regione e Comuni devono essere allineati in una strategia comune affinché non ci sia uno scaricabarile istituzionale dei problemi, che alla fine ricadono sugli enti locali privi di strumenti normativi e risorse sufficienti”.

E la conferma di questo arriva proprio dall’attuale amministrazione comunale di Pordenone che, appena insediata, dovette affrontare l’esplosivo caso della tendopoli di immigrati irregolari nel parco San Valentino.
“Posso testimoniare – ha riferito l’assessore comunale alla sicurezza Elena Ceolin – di come sia stato e continui a essere intenso l’impegno della Polizia Locale e delle altre forze dell’ordine nel campo della gestione degli arrivi incontrollati di immigrati in città, mettendo in campo una presenza continua, attenta e decisiva, per quanto la normativa ce lo consente. Alle prime notizie di presenze sospette, siamo sempre intervenuti e continuiamo a farlo in modo pronto, per identificare chi si trova sul nostro territorio, per monitorare la situazione in tempo reale in stretta sinergia con Prefettura e Questura, ed evitare che si ripetano episodi come la tendopoli del 2015”.
Ceolin ha quindi snocciolato un dato significativo: nel 2024 nella città di Pordenone le persone identificate sono state oltre 5.000, nel 2016 erano state appena 16. Le persone denunciate per immigrazione illegale sono state 40, contro le sei di otto anni prima.
“È per una fatica di Sisifo – ha aggiunto l’assessore comunale – interveniamo sempre a ogni segnalazione ed evitiamo che la situazione degeneri utilizzando misure che tamponano ma non risolvono il problema di una immigrazione che non sempre rispetta la nostra cultura della legalità. Le porte sono aperte per le brave persone, non per chi ha atteggiamenti di prevaricazione sulla nostra identità e sul nostro modello sociale”.