Inaugurato l’anno accademico 2024 – 2025 dell’Università di Udine
Verso il 50° della nascita dell’Ateneo udinese
Il rettore Pinton «Immatricolazioni confortanti, ci proiettano a superare anche quest’anno i 4800 iscritti al primo anno, a conferma di un’elevata attrattività, in particolare delle magistrali a più 10 per cento»
L’Università di Udine è «un punto di riferimento per l’alta formazione, una sede autorevole per la ricerca scientifica, un interlocutore consolidato e affidabile per le istituzioni e il sistema economico-produttivo». Così, oggi, lunedì 25 novembre, il rettore Roberto Pinton all’inaugurazione dell’anno accademico 2024-2025, l’ultima del suo mandato, ha definito il ruolo assunto dall’Ateneo in questi anni a livello regionale e nazionale, proiettato verso il cinquantesimo anniversario della sua nascita.
«Questo risultato – ha spiegato il rettore – è frutto del lavoro, dei principi e di una visione strategica condivisi con tutta la comunità accademica che ho l’onore di rappresentare e di cui orgogliosamente faccio parte da quasi quarant’anni. Una comunità – ha sottolineato Pinton – che opera con determinazione e professionalità per garantire agli studenti, i servizi, gli spazi, le condizioni migliori per poter studiare, formarsi e crescere come cittadini e cittadine. E accompagnarli in questo percorso è un privilegio».
Il 47esimo anno di vita dell’università friulana si apre con le immatricolazioni che, ha detto il rettore, «ci proiettano anche quest’anno a superare i 4800 iscritti al primo anno, a conferma di un’elevata attrattività dell’offerta formativa, in particolare delle lauree magistrali a più 10 per cento». Un risultato che Pinton ha definito «confortante in un contesto – ha spiegato – di contrazione demografica, disaffezione nei confronti degli studi universitari e propensione alla mobilità dei nostri giovani».
Garantire spazi sostenibili e più efficienti a supporto della ricerca e delle attività formative è stato uno dei punti fondamentali del mandato di Roberto Pinton. «È un obiettivo primario – ha sottolineato il rettore – per assicurare luoghi adatti allo studio e al lavoro». Nel 2024 è stato completato il secondo progetto di efficientamento, centrato sulla produzione di energia da fonti rinnovabili, che ha portato all’installazione di quattro nuovi impianti fotovoltaici. Dal 2025, anno in cui entreranno a regime, ci si attendono ulteriori risparmi di consumi di circa 800.000 kilowatt rispetto al 2023 e riduzioni delle emissioni di circa 450 tonnellate all’anno di anidride carbonica nell’atmosfera.
Intanto, nell’area di piazzale Kolbe prosegue a pieno ritmo la costruzione del nuovo polo medico che accoglierà tutti i corsi di laurea del Dipartimento di Medicina e garantirà spazi all’avanguardia per le attività scientifiche e didattiche. L’intervento si colloca nell’ambito di un progetto di più ampio respiro che prevede anche il recupero di una parte dell’ex convento per destinarlo a residenza universitaria. L’iniziativa è sostenuta dalla Regione con l’Agenzia regionale per il diritto allo studio (Ardis).
La cerimonia si è svolta in una gremita aula Marzio Strassoldo. Dopo il rettore hanno preso la parola la presidente del Consiglio degli studenti, Rachele Ughetti, e il rappresentante del personale tecnico amministrativo, Loris Menegon, componente del Senato accademico. Sono seguiti i saluti del sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, e dall’assessore a lavoro, formazione, istruzione, ricerca, università e famiglia della Regione Friuli Venezia Giulia, Alessia Rosolen. La lezione magistrale l’ha svolta Maurizio Martina, direttore generale aggiunto dell’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao). Titolo dell’intervento: “Obiettivo Fame Zero nel 2030: stiamo perdendo la sfida? L’insicurezza alimentare al tempo delle policrisi”. La prolusione, su “Resilienza: una sfida per lo sviluppo sostenibile”, è stata tenuta da Stefano Grimaz, titolare della Cattedra Unesco in Sicurezza intersettoriale per la riduzione dei rischi di disastro e la resilienza dell’Università di Udine.
LA RELAZIONE
No alla violenza di genere e impegno per la pace
Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne il rettore ha riproposto sul maxi schermo l’immagine di Palazzo Florio illuminato. Pinton ha ribadito «la ferma condanna di ogni tipo di violenza e abuso contro le donne» e confermato «l’impegno concreto dell’Università di Udine nel profondere una cultura di pace, rispetto, tolleranza e inclusione». Ha inoltre sottolineato le iniziative «fortemente volute dalle rappresentanze degli studenti e deliberate dagli organi di governo dell’Ateneo, per favorire l’accoglienza di studenti e studentesse della Palestina» nell’ambito del progetto “Educare alla Pace” della Conferenza dei rettori delle università italiane e l’organizzazione dei seminari “Uniud per la pace”.
Bilancio di genere incoraggiante
Il rettore Pinton ha sottolineato che il Bilancio di genere 2023 dell’Università di Udine «mostra un andamento incoraggiante, in risposta alle politiche dell’Ateneo – ha affermato – per un progressivo riequilibrio di genere, già evidente in ambito studentesco e in positiva evoluzione per quanto riguarda il personale».
Due nuovi corsi di studio
Il rettore ha ricordato che «l’offerta didattica si è arricchita di due nuovi corsi di laurea, attivati nell’anno accademico 2024–2025, di cui uno triennale a Pordenone, Ingegneria industriale per l’energia, e uno magistrale, Scienze ed economia del cibo, che completa la filiera formativa dedicata al comparto agro-alimentare».
Vent’anni di Scuola superiore
Nell’anno in cui festeggia i due decenni di attività, la Scuola superiore universitaria “di Toppo Wassermann”, ha vinto, ha annunciato Pinton, assieme ad altri otto istituti universitari di eccellenza, il progetto nazionale “Educating future citizens”. L’iniziativa, finanziata con 13 milioni di euro dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha come obiettivi l’orientamento in ingresso e i dottorati di ricerca. La Scuola è finanziata dalla Fondazione Friuli e dall’Agenzia regionale per il diritto allo studio della Regione Friuli Venezia Giulia.
Didattica laboratoriale potenziata
«Per rafforzare la didattica laboratoriale e le sinergie con il territorio – ha spiegato il rettore – sono stati costituiti tre nuovi laboratori presso l’Uniud Lab Village, il polo di ricerca avanzata dell’Ateneo». Si tratta del Laboratorio di ricerca agroalimentare (Lara); il polo Media lab, infrastruttura di ricerca dedicata ai media e all’audiovisivo, e il Laboratorio di materiali e ingegneria delle superfici (Lamis). A questi si aggiunge il Laboratorio di ingegneria industriale per la sostenibilità ambientale (Isa).
Rinnovabili, nasce il nuovo presidio
Dedicato all’energie rinnovabili è il “Future Energy Park”. «Il nuovo presidio», lo ha definito il rettore, laboratoriale-didattico-museale interdisciplinare collocato nella sede udinese dell’Azienda agraria universitaria “Antonio Servadei”. Si avvarrà, in particolare, degli specchi lineari, del prototipo di gassificatore di biomasse, dell’impianto pilota di produzione di energia da biochar e dell’impianto agrifotovoltaico. Nella sede dell’Azienda agraria è stata anche realizzata la nuova cantina sperimentale per la microvinificazione, “Uniud Eno Lab”. Entrambe le iniziative sono state attuate con il contributo determinante della Fondazione Friuli.
Benessere degli studenti, rafforzato il servizio
«Nell’ottica di favorire il benessere degli studenti», ha spiegato Pinton, è stato rafforzato il progetto AgiataMente, suddividendolo in due componenti principali: il Servizio di counseling psicologico, che coordina le azioni di individuazione del disagio psicologico, e il Servizio includi, che coordina le azioni rivolte agli studenti che presentano Bisogni educativi speciali.
Ricerca: 46 nuovi ingressi, proiezione internazionale, 99 borse di dottorato
Sul fronte della ricerca sono 46 in totale i giovani reclutati tra ricercatori a tempo determinato, dottorandi e assegnisti. Il rettore ha sottolineato «l’impulso dato alla progettualità scientifica all’interno dello spazio europeo e non solo». Nel 2023–2024 infatti sono stati acquisiti 180 finanziamenti e presentate 193 nuove proposte progettuali alla Commissione europea e ad altri enti nazionali e internazionali. Parlando dell’offerta dei dottorati di ricerca, 27 di 11 con sede a Udine, 11 di interesse nazionale e 5 con se in altre istituzioni, il rettore ha evidenziato che dei 108 posti banditi 99 erano coperti con borsa, grazie anche alle risorse del Fondo sociale europeo e del Pnrr.
Brevetti e spin off in crescita
Il rettore Pinton ha evidenziato «la vocazione dell’Ateneo per il trasferimento tecnologico». Un riscontro si trova nell’attività di brevettazione, rappresentata da invenzioni e varietà vegetali. Nel 2024 sono state presentate cinque nuove domande di tutela, in linea con la tendenza degli ultimi anni. In crescita la percentuale dei ritrovati attivi attualmente oggetto di trasferimento, pari al 66,7 per cento. I ricavi da brevetti sono aumentati del 40 per cento e risultano decisamente superiori, circa 4 volte, rispetto al valore medio delle università italiane. Dal 2002, anno in cui si costituì il primo spin off, al 2023 sono 47 le imprese nate per valorizzare i risultati delle attività di ricerca. Ad oggi ne sono attive ben 34.
Oltre 7000 presenze tra Collega-menti e Pn Trading Places
Oltre 5000 presenze, più di 100 docenti come relatori ed espositori di ricerche, 75 volontari, 11 sedi tra le più belle e suggestive del centro storico di Udine, 51 incontri divulgativi di cui tre grandi eventi, 38 laboratori, 10 caffè letterari. Sono solo alcuni dei numeri che riassumono il successo della seconda edizione di “Collega-menti”, il festival dell’Ateneo dedicato all’incrocio di saperi e discipline, il cui tema conduttore quest’anno era “intelligenze”. Ha superato le 2000 presenze invece la quarta edizione di “Pn Trading Places”, il festival dell’educazione finanziaria dell’Ateneo in collaborazione con il Comune di Pordenone. Una cinquantina gli appuntamenti a Pordenone e, novità di quest’anno, San Vito al Tagliamento e Spilimbergo.
L’ATENEO E LA COMUNITÀ UNIVERSITARIA
Nell’anno accademico 2023–2024 la comunità accademica si è rafforzata: 15.345 studenti; 692, tra docenti e ricercatori; 199 assegnisti di ricerca; 321 dottorandi; 548 specializzandi; 573 dirigenti, tecnici, amministrativi ed esperti linguistici. L’Ateneo mette a disposizione: 253 aule con 17.208 posti, 31 laboratori e aule informatiche, 22 laboratori didattici con 365 laboratori di ricerca e servizio, 36 aree studio, 7 biblioteche.
GLI INTERVENTI
La presidente del Consiglio degli studenti, Rachele Ughetti, ha ricordato, in apertura, il femminicidio di Giulia Cecchettin. Ha quindi sottolineato l’impegno degli studenti, in dialogo con l’Ateneo, sulla questione palestinese. Ha poi criticato la «scelta dell’Ardis di concedere una fetta dell’ex Casa dello Studente di viale Ungheria a un istituto di istruzione privato». Ughetti ha denunciato «la scelta del pubblico di appoggiarsi continuamente al privato per l’erogazione di qualsiasi servizio. Ricordiamo – ha sottolineato – l’affitto di casa Burghart, attualmente unica residenza gestita dall’Ardis in centro città, pagata con i fondi del Pnrr: una soluzione che invece di ripresa e resilienza porta mantenimento dello status quo e disuguaglianza».
Questa prassi, per la presidente del Consiglio degli studenti, «ha portato al completo svuotamento di significato del diritto allo studio garantito dal pubblico, vuoto che non potrà mai essere colmato dalle convenzioni con bar, convitti ed enti religiosi, già dimostratesi inefficaci ed inefficienti.
«Il nostro futuro – ha detto – non prevede un disinvestimento nei fondi alle Università; il nostro futuro non può, e non deve essere, un capitolo dal quale tagliare all’occorrenza come invece sembra sottointendere l’ultima legge di Bilancio».
Per la rappresentante degli studenti, «il concetto di merito, così come viene applicato, si basa su un’idea distorta di meritocrazia e legittima un sistema che premia chi proviene da condizioni privilegiate, incoraggiando la rincorsa alla performance piuttosto che concentrarsi sul processo di apprendimento. La riforma del test di Medicina, che prevede lo sbarramento all’accesso appena dopo il primo semestre è solo una delle varie formule che si sono trovate».
A questo, secondo Ughetti, «si aggiunge la pressione di un mercato del lavoro sempre più ipercompetitivo, che trasforma formazione accademica in un semplice mezzo per ottenere un titolo di studio».
La presidente Ughetti ha poi chiesto «a gran voce» un’università che «supporti davvero l’apprendimento, attraverso finanziamenti utili a ridurre la pressione economica sulla comunità studentesca, una didattica flessibile e inclusiva e un sostegno psicologico che non può limitarsi all’aumento di servizi o campagne di sensibilizzazione, ma deve nascere da un ambiente educativo che metta al centro il processo di apprendimento, anziché la sola performance».
Infine ha ricordato il motto latino che contraddistingue l’Università di Udine, “Hic sunt futura” che, ha detto, «possiamo tradurre come “il futuro si costruisce qui”. Ebbene, questa espressione per noi è la sintesi di quello che ogni ateneo dovrebbe impegnarsi a fare». E cioè formare, ha spiegato, «l’individuo consapevole, davvero libero da ogni pregiudizio, che oltre all’intelligenza logica è stato in grado di sviluppare anche un’intelligenza emotiva. Benché il mondo intero sia purtroppo tutt’oggi messo alla prova da crescenti conflitti armati e catastrofi naturali, vogliamo rinnovare – ha concluso – a tutta la comunità studentesca la nostra piena fiducia: il futuro siamo noi e in quanto tali dobbiamo fare la differenza».
Il rappresentante del personale, Loris Menegon, ha messo in evidenza come l’Università di Udine sia cresciuta «nonostante il calo dei finanziamenti». Un calo, ha sottolineato, «del 2 per cento sul Fondo di finanziamento ordinario rispetto al 2023, una riduzione di 1,5 milioni di euro solo per l’Ateneo di Udine (1,8 per cento), pesanti tagli – ha rimarcato Menegon – che mettono in difficoltà le università, compromettendo la qualità dell’offerta formativa e della ricerca».
Ma, ha aggiunto, «cambiando, migliorando, sfruttando al meglio le proprie risorse possiamo raggiungere dei traguardi. Ad esempio l’Università di Udine si è piazzata al secondo posto in Italia, nella classifica Censis 2024 tra i 16 atenei statali di medie dimensioni».
In questi ultimi dieci anni, ha detto Menegon, «ho visto l’Ateneo cambiare, evolvere…non siamo rimasti fermi. La maggior parte di noi personale tecnico, amministrativo, bibliotecario ed esperto linguistico si è messo in discussione e si è messo in gioco in questa grande sfida del cambiamento, anche se devo dire – ha sottolineato – che non a tutti è stato riconosciuto questo sforzo. Anche per questa mancanza di riconoscimento – ha evidenziato –, purtroppo nel mio piccolo vedo ancora delle sacche diffuse di resistenza organizzativa, in tutte i corpi: docente, tecnico amministrativo, studentesco».
Il rappresentante del personale ha poi citato un proverbio cinese: “Quando soffia il vento del cambiamento ci sono uomini che erigono muri e uomini che costruiscono mulini a vento”.
E «noi ateneo – ha concluso Menegon – cosa faremo a fronte di questi venti furiosi? Erigeremo muri che saranno condannati a cadere miseramente oppure avremo ancora il coraggio di costruire mulini (Per noi e per le future generazioni)?».
Nella prolusione il professor Stefano Grimaz titolare della Cattedra Unesco in Sicurezza intersettoriale per la riduzione dei rischi di disastro e la resilienza dell’Università di Udine, ha fatto il punto su “Resilienza: una sfida per lo sviluppo sostenibile”. Grimaz ha sottolineato come «oggi la resilienza deve essere considerata l’arma vincente su cui puntare per costruire un futuro sicuro e sostenibile». In particolare, «conoscenza, ricomposizione di saperi, approccio sistemico e intersettoriale, governance adattiva, contestualizzazione sono – ha detto il prolusore – i pilastri per muoversi verso un futuro sicuro e sostenibile, in un ambiente in continuo cambiamento e non completamente controllabile». Mentre, «intersettorialità, partnership interistituzionale, interdisciplinarità, intergenerazionalità, insieme a conoscenza e saperi, sono le parole chiave dello sviluppo resiliente» ha spiegato Grimaz sottolineando che «tutti questi aspetti sono nel Dna delle Università, e della nostra in particolare, in quanto figlia della ripresa da un disastro e parte fondante dell’azione di resilienza evolutiva della comunità friulana».
È seguita una riflessione sul terremoto del 1976 in Friuli. Secondo il professor Grimaz «la ricostruzione fu impostata con un piano di recovery basato sulle migliori conoscenze scientifiche per il tempo e attuato con una ampia e corale partecipazione e con una visione pionieristica di resilienza che oggi potremmo definire di tipo evolutivo e trasformativo. Faceva infatti leva – ha evidenziato – sulle lezioni apprese dal primo tentativo di riparazione dopo il terremoto del maggio 1976, dimostratosi inefficace a seguito delle violente scosse del settembre 1976 e si poneva un obiettivo che andava oltre la riparazione dei danni: lo sviluppo del Friul».
Secondo il titolare della Cattedra Unesco, «i risultati di quella politica di build back better sono oggi testimoniati, ad esempio, dalla Protezione civile, dall’Università di Udine, dall’autostrada Udine-Tarvisio, dal raddoppio della ferrovia Pontebbana. A tutti gli effetti, è stata un’esperienza ante-litteram di resilienza per lo sviluppo sostenibile».
Nell’approssimarsi del cinquantesimo anniversario del terremoto, Grimaz è convinto che «nella nostra regione ci sono tutte le condizioni per lanciare la sfida per attualizzare tale esperienza e capitalizzare quanto già realizzato in sinergia con istituzioni e soggetti del territorio».
Sono seguiti alcuni esempi di progetti e attività sul territorio che, ha detto il professor Grimaz, «possono contribuire non solo a generare un “epicentro di saperi per la resilienza”, ma anche per sviluppare, insieme, un vero e proprio “laboratorio territoriale di resilienza trasformativa” di riferimento internazionale».
La cerimonia si è conclusa con il coro “Gilberto Pressacco” dell’Università che ha intonato, insieme ai presenti, l’inno del Gaudeamus
Foto anteprima: il rettore Roberto Pinton