Pordenone, Trieste e Udine nella parte alta della classifica green
Pordenone ai vertici si colloca al 5° posto, Trieste dal 40° al 12° e Udine sale dal 27° al 13°. Gorizia alla 32° posizione
E’ stato presentato il rapporto annuale sul Ecosistema Urbano di Legambiente, ecco i dati del Friuli Venezia Giulia
Legambiente con l’istituto di ricerca Ambiente Italia e con la collaborazione de Il Sole 24 Ore ha redatto la 28^ edizione del rapporto “Ecosistema Urbano” che traccia la fotografia delle prestazioni ambientali del Paese attraverso una analisi dei dati dei capoluoghi di provincia (in questa edizione sono in totale 105). L’insieme degli indicatori selezionati per la graduatoria copre sei principali componenti ambientali presenti in città: aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano, energia. Vengono così valutati tanto i fattori di pressione e la qualità delle componenti ambientali, quanto la capacità di risposta e di gestione ambientale
Gli indicatori
Gli indicatori di Ecosistema Urbano sono normalizzati impiegando funzioni di utilità costruite sulla base di alcuni obiettivi di sostenibilità. In questo modo i punteggi assegnati per ciascun indicatore identificano, in parole semplici, il tasso di sostenibilità della città reale rispetto ad una città ideale (non troppo utopica dato che, per ognuno degli indici considerati, esiste almeno una città che raggiunge il massimo dei punti assegnabili). Per ciascuno dei 18 indicatori, ogni città ottiene un punteggio normalizzato variabile da 0 a 100.
La mobilità rappresenta il 25% complessivo dell’indice, seguita da aria e rifiuti (20%), acqua e ambiente urbano (15%) ed energia (5%).
Come sempre, è stata confermata la scelta di privilegiare gli indicatori di risposta (che misurano le politiche intraprese dagli enti locali) che infatti pesano per oltre la metà del totale (59%), mentre gli indicatori di stato valgono il 20% e gli indicatori di pressione il 21%.
Anche l’edizione di quest’anno prevede l’assegnazione di un punteggio addizionale (in termini di punti percentuali aggiuntivi) per quelle città che si contraddistinguono in termini di politiche innovative, gestione efficiente delle risorse e risultati raggiunti in quattro ambiti: recupero e gestione acque, ciclo dei rifiuti, efficienza di gestione del trasporto pubblico, modal share.
Nessun capoluogo regionale risulta assegnatario del “bonus”.
I dati derivano tutti da dati originali raccolti da Legambiente eccezion fatta per l’uso efficiente del suolo (elaborazione Legambiente su dati ISPRA), capacità di depurazione e disponibilità di verde urbano (ISTAT), tasso di motorizzazione e incidenti stradali (ACI e ACI – ISTAT).
IL RAPPORTO IN SINTESI
I dati sono accompagnati anche da alcuni grafici con l’andamento dell’indicatore a partire dal 2004.
La qualità dell’aria dei quattro capoluoghi presenta una situazione in chiaro scuro. A fronte di evidenti miglioramenti per il biossido di azoto fortemente influenzati dai provvedimenti di chiusura del traffico veicolare a seguito delle restrizioni messe in atto durante il periodo di lockdown, si registra un innalzamento dei livelli di polveri sottili che peggiora i dati del 2019 per tre dei quattro capoluoghi regionali. Per quanto riguarda l’ozono con un valore medio pari a oltre 30 giornate nel 2020 viene confermato il superamento della soglia di protezione della salute fissato in 25 giorni all’anno (superamento del limite giornaliero di 120 μg/mc come media mobile su 8 ore).
Il biossido di azoto, trend discendente: anche nel 2020 nessuna città supera il limite di legge (40 µg/m3). In tutte le quattro città regionali si registra una riduzione del valore medio (utilizzato come indicatore rappresentativo della qualità dell’aria in modo da rendere più omogenei i dati): Pordenone evidenzia una decisa riduzione da 26,1 µg/m3 del 2019 a 20,6 µg/m3 del 2020 (meno 5,5 µg/m3 pari a una riduzione del 21%).
Udine registra il valore medio più basso pari a 19,5 µg/m3 a seguire Pordenone con 20,6 µg/m3; Gorizia con 21,0 µg/m3 e infine Trieste con 21,1 µg/m3.
Il valore medio regionale scende da 23,2 µg/m3 a 20,55 µg/m3 (pari a meno 11,4%) al di sotto di oltre 2 microgrammi/m3 del valore medio di tutti i capoluoghi, pari a 22,7µg/m3.
Polveri sottili PM10: Viene confermato il trend di crescita del valore medio annuo regionale negli ultimi tre anni (20,1 nel 2018; 20,5 nel 2019; 21,1 nel 2020): tre città su quattro fanno registrare valori più alti rispetto al 2019. Le concentrazioni medie annue delle centraline (utilizzato come indicatore rappresentativo della qualità dell’aria, al pari del biossido di azoto) sono risultate inferiori al limite massimo consentito dalla normativa vigente di 40 µg/m3.
La tendenza alla progressiva riduzione registrata dal 2015 al 2018 viene invertita da Gorizia e in misura più marcata da Pordenone (da 24,5 µg/m3 del 2019 si passa a 26,6 µg/m3 nel 2020 pari a + 8,6%; se consideriamo il periodo 2018-2020 l’aumento è pari al 16,16%).
La criticità di Pordenone è rappresentata, oltre che dalla più alta concentrazione media annua di PM10, -superiore ai limiti suggeriti nelle linee guida dell’OMS di 20 microgrammi per metro cubo- anche dai 38 giorni in cui si sono registrate concentrazioni di PM10 superiori a 50 µg/m3 contro la soglia limite fissata in 35 giorni per anno (nel 2020 sono 35 i capoluoghi che superano il limite consentito).
Gorizia (pur in aumento) e Trieste confermano livelli inferiori al valore obiettivo per la salute indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (media annua di 20 µg/m3).
Udine torna al valore del 2018 in aumento rispetto ad un anno fa e supera di poco i 20 µg/m3.
Polveri sottili PM2,5: (questo indice non ha peso per la classifica finale) in tutti i capoluoghi di provincia le concentrazioni medie annue sono sotto la soglia di legge (fissato sulla sola concentrazione media annuale pari a 25 µg/m3): cresce a Pordenone (18,4 µg/m3 nel 2020, contro i 17,5 µg/m3 del 2019 e i 16,3 µg/m3 del 2018) come a Gorizia (13,0 µg/m3 nel 2020; 12,4 µg/m3 nel 2019; 12,9 µg/m3 nel 2018). Udine (14,0 µg/m3 nel 2020) e Trieste (12,0 µg/m3 nel 2020) evidenziano valori in diminuzione (più accentuata nel capoluogo friulano).
Le concentrazioni medie risultano inferiori anche al limite di 20 µg/m3 che doveva entrare in vigore nel 2020.
Diversamente, nessuna città registra medie con valori inferiori al limite di 10 µg/m3 suggerito dall’OMS che ha come target esclusivamente la salute delle persone e che per questo differisce di molto dal limite normativo.
Ozono: La soglia di protezione della salute umana, fissata in 25 giorni all’anno di superamento del valore limite giornaliero di concentrazione di ozono, pari a 120 µg/m3 calcolato su 8 ore, viene superata in tutte le città confermando sostanzialmente il valore medio regionale che si attesta oltre le 30 giornate (30,1).
Gorizia pur registrando un sensibile miglioramento (da 37 del 2019 scende a 33 giorni nel 2020) risulta, insieme a Udine (in aumento da 31 a 33 giorni), la città con il numero più elevato di giornate di sforamento.
Pordenone (25,5 giorni) fa registrare una diminuzione nel numero di superamenti giornalieri che si avvicina al valore obiettivo. Trieste in crescita da 26 a 29 giornate. Come riportato nelle scorse edizioni gli andamenti di questo inquinante risultano per lo più influenzati dalle condizioni meteo (temperatura e insolazione).
I consumi idrici aumentano in tre su quattro capoluoghi di provincia facendo registrare una evidente inversione di tendenza rispetto al 2019 probabilmente per effetto delle misure di prevenzione nei confronti del contagio dal Covid (igiene personale; sanificazione di ambienti e abitazioni) unite al ricorso intensivo dello smart working.
L’aumento più consistente si registra a Trieste dove il consumo è passato dai 149,8 litri al giorno per abitante del 2019 ai 163,8 litri del 2020 (più 14 litri al giorno/ab, pari a + 9,3%). La seconda città in termini di aumento risulta Pordenone con oltre 10 litri in più per ogni abitante (da 162,2 lt/ab/gg a 172,5 lt/ab/gg pari a più 6,35% rispetto al 2019), seguita da Gorizia con un incremento di 4,2 litri per abitante al giorno (più 2,77% sul 2019). Udine si rivela la città più virtuosa con una diminuzione del consumo pro capite di oltre 10 litri/giorno (da 174,1 lt/ab/gg del 2019 a 163,9 lt/ab/gg del 2020: meno 5,9% circa).
Il valore medio regionale, 164,0 lt/giorno pro capite, cresce di 4,5 litri rispetto al 2019 (+ 2,8%) e risulta superiore al valore medio italiano (153,2 lt/giorno/ab) di 10,8 litri pari a oltre il 7%.
Gorizia, pur con valori in crescita, è il capoluogo con minor consumo di acqua con 155,9 lt/ab/gg. Pordenone si colloca al primo posto in Regione con 172,5 litri quotidiani per ogni abitante.
La dispersione della rete (ovvero la differenza tra l’acqua immessa e quella consumata per usi civili, industriali, agricoli) presenta mediamente, tra le tre città che hanno risposto (manca il dato di Trieste), una situazione migliore (22,8%) rispetto al 36% della media nazionale trainata dalle basse perdite registrate a Pordenone (10,3%).
Il capoluogo più virtuoso si conferma Pordenone che migliora il dato già eccellente degli ultimi anni e si colloca tra le 5 città italiane che riescono a contenere le perdite entro il 15%. Gorizia conferma il peggioramento fatto registrare nel 2019 (34%) e rientra tra le 55 città dove più del 30% dell’acqua viene dispersa. Udine presenta un valore ampiamente negativo rispetto al 2019 passando dal 19,10% al 24,2% (incremento del 26,7%).
Trieste non ha reso disponibile il dato; l’ultimo, rilevato nel 2018, registrava il primato delle perdite di rete in regione con un valore del 40,7%.
La capacità di depurazione ovvero la percentuale di popolazione servita da rete fognaria delle acque reflue urbane rimane immutata rispetto all’anno precedente poiché gli ultimi dati ISTAT sono aggiornati al 2016. Tre capoluoghi registrano più del 90% degli abitanti allacciati; Pordenone con il 76% rientra tra le 11 città che non raggiungono l’80%.
La produzione pro capite di rifiuti urbani evidenzia una inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni: fatta eccezione per Gorizia che vede crescere di 14 kg per abitante (+ 2,9%) la produzione di rifiuti, gli altri tre capoluoghi fanno registrare una sensibile diminuzione che porta la media a poco più di 500 chilogrammi per ogni abitante (nel 2019 era di 517 kg/abitante; la riduzione è pari al 3,2%) a fronte di una media nazionale di 514 kg pro capite. Persiste una sostanziale forbice tra la produzione media dei capoluoghi regionali e il valore obiettivo simbolico stabilito nel rapporto di 1 kg al giorno per abitante (pari a 365 kg/abitante).
Udine, meno 52 kg/ab (- 8,7%), mantiene stabilmente il primato della produzione pro capite con 545 kg per abitante nel 2020. Pordenone diminuisce di 21 kg/ab (- 4%) e allinea la produzione al valore medio delle quattro città con 500 kg per abitante. Trieste, leggero calo pari a 8 kg/ab (meno 1,7%) con una produzione di 463 kg/ab (la più bassa tra i capoluoghi; 82 kg/ab/anno in meno di Udine). Gorizia si avvicina quota 500 kg/ab con una produzione di 493 chilogrammi pro capite.
In sensibile crescita la percentuale della raccolta differenziata in tutti i capoluoghi regionali – pur con sostanziali differenze – tale da raggiungere il valore medio di 66,58% superiore all’obiettivo di legge del 65% fissato per il 2012. Pordenone si conferma un’eccellenza a livello nazionale, con l’86,4% (migliora seppur leggermente l’86,1% del 2019) è terza assoluta dietro a Ferrara e Treviso.
Udine evidenzia il maggior incremento sul 2019 con un più 4,3 punti percentuale e supera il 70% (70,7% nel 2020) quale primo risultato dell’introduzione del sistema porta a porta.
Gorizia pur migliorando leggermente il proprio dato rispetto al 2019 (+0,8) non riesce ancora a raggiungere l’obiettivo del 65% fissato per 2012. Trieste migliora sensibilmente ma conferma la percentuale più bassa tra le quattro città non riuscendo a raggiungere il 45% (44,9%) pure al di sotto del dato medio nazionale del 59,3%.
Il servizio di trasporto pubblico dopo il calo evidenziato negli ultimi anni subisce una forte flessione correlata all’effetto della pandemia: il servizio valutato in termini assoluti di numero viaggi/abitante/anno diminuisce in tutte le città. Scende drasticamente a Trieste (da 310 a 200 viaggi per abitante) con un calo percentuale del 35% circa; segue Pordenone con un calo da 58 a 35 viaggi/abitante (meno 40% circa). Forte riduzione in percentuale (meno 32% circa) anche per Gorizia che vede ridurre i viaggi per abitante da 22 del 2019 a 15 del 2020. Udine conferma sostanzialmente il dato del 2019 (in termini assoluti passa da un valore di 109 a 108 viaggi/abitante nel 2020).
Nelle due città medie (Trieste e Udine) il trasporto pubblico diminuisce complessivamente da 419 a 308 viaggi per abitante (meno 26,5%) mentre nelle due città piccole (Gorizia e Pordenone) la flessione è più evidente: passa complessivamente da 80 a 50 viaggi per abitante facendo registrare un calo di ben 37,5 punti percentuali.
Nel gruppo delle città medie Trieste (200 viaggi/abitante) e Udine (108) occupano rispettivamente la prima e la terza posizione al pari di Brescia e subito dietro a Cagliari (147 viaggi/abitante).
Mediamente stabile l’offerta di trasporto pubblico calcolata in chilometri percorsi dalle vetture per ogni abitante residente. Tra i capoluoghi di medie dimensioni che hanno visto tutti un calo del 21% rispetto al 2019, Trieste ottiene la posizione di testa con 56 vetture-km/abitante. Tra i piccoli capoluoghi, Gorizia (16) e Pordenone (19) evidenziano un’offerta che si avvicina alla media delle piccole città pari a 18 vetture-km/ab ma notevolmente distanti dalle prime posizioni (es. Siena 47 e L’Aquila 44).
Contestualmente il tasso di motorizzazione (auto circolanti/100 abitanti) continua a crescere a Gorizia (da 68 del 2019 a 69 nel 2020) e a Trieste (da 53 a 54 auto per cento abitanti), mentre resta stabile a Pordenone (73) e Udine (67). Fatta eccezione per Trieste (54) tutte le altre città regionali superano il tasso medio dei capoluoghi italiani pari a 65,7 auto ogni 100 abitanti (65,75 il valore medio). Pordenone rientra tra le 25 città italiane che registrano un tasso superiore a 70 auto/100 abitanti.
L’estensione dei percorsi ciclabili e, più in generale, di tutte le misure infrastrutturali a supporto della ciclo-mobilità (che vanno a formare l’indice di metri equivalenti di percorsi ciclabili ogni 100 abitanti) cresce leggermente a livello di indice medio dei capoluoghi regionali che con 9,7 metri eq/100 ab (9,50 nel 2019) supera la media dei capoluoghi italiani pari a 9,5 metri equivalenti. Questo indice fornisce solo una prima indicazione di tipo quantitativo e non ha pertanto la pretesa di valutare il livello qualitativo della rete.
Pordenone registra il valore più alto con 17,18 metri equivalenti ogni 100 abitanti di percorsi per le bici (più 0,83 metri equivalenti); a seguire Gorizia con più 0,40 metri equivalenti (7,25) e Trieste con più 0,17 (2,15). Udine scende da 12,80 del 2019 al 12,24 del 2020 (meno 0,56 metri equivalenti). Valori molto distanti dalle migliori città: Reggio Emilia (45,75), Cremona e Cuneo (oltre 30 m. eq/100 ab), Mantova con oltre 28 metri equivalenti ogni 100 abitanti.
Pordenone (+ 2,3 km) e Udine (+ 2,4 km) fanno registrare anche un lieve incremento dei chilometri totali di piste ciclabili (+ 6% circa).
Diminuisce l’estensione media delle isole pedonali nelle città regionali, da 0,26 m2 scende a 0,25 m2 per abitante contro una estensione media nei Comuni capoluogo che si attesta a 0.48 m2. Il dato dal 2017 non cresce confermando la scarsa o nulla attenzione da parte delle amministrazioni comunali nel ripensare/riprogettare una diversa organizzazione dello spazio pubblico urbano che è una componente fondamentale della qualità della vita urbana oltre che fattore di eguaglianza sociale.
Il Verde fruibile in area urbana (mq/abitante – fonte ISTAT, 2021) registra una sensibile diminuzione nella dotazione delle città regionali (mediamente meno 1,025 mq/ab). Gorizia in leggera crescita da 137 a 139,6 mq/ab, Pordenone e Udine in lieve calo, rispettivamente da 111,4 a 110,5 mq/ab e da 21,6 a 21,5 mq/ab.
Trieste evidenzia una diminuzione di 5,1 mq/ab passando da 66,8 a 61,7 mq/ab.
Gorizia e Pordenone rientrano tra le dieci città con una disponibilità pro capite di verde urbano superiore ai 100 m2; Trieste tra le 24 città che superano i 50 mq/abitante.
L’ultima rilevazione disponibile, di fonte ISTAT, è riferita al 2019 e mostra dati molto diversificati segno di una classificazione da parte dei Comuni ancora non del tutto univoca.
I dati sulla disponibilità di alberi in area di proprietà pubblica ogni 100 abitanti sembra scontare ancora una scarsa univocità da parte dei Comuni che presentano notevoli differenze nei valori. Trieste passa da 10 a 102 alberi/100 abitanti, collocandosi tra le sette migliori città italiane. Pordenone (da 35 a 36) e Gorizia (26) mantengono costante la loro dotazione. Udine non ha fornito il dato.
Il tema delle energie rinnovabili è rappresentato dall’indicatore che valuta la diffusione del solare termico e fotovoltaico installato su strutture pubbliche in termini di potenza complessivamente installata su impianti solari (termici e fotovoltaici) realizzati su edifici di proprietà comunale ogni 1.000 abitanti residenti. In aumento il valore medio che passa da 6,15 a 6,6 kW/1000 abitanti (4,77 kW/1000 abitanti la media a livello nazionale).
Tutti i capoluoghi regionali superano 1 kW/1000 abitanti. Pordenone mantiene il primato a livello regionale staccandosi nettamente potendo contare su oltre 15 kW (15,66 in lieve aumento).
Gorizia cresce da 4,41 kW a 4,60 kW mentre Udine cala da 4,09 kW a 4,06 kW. Trieste mostra un aumento degno di nota passando da meno di 1 kW (0,49 kW) degli ultimi tre anni a 2,08 kW ogni 1000 abitanti. Da sottolineare comunque il forte divario rispetto ai capoluoghi che mostrano le disponibilità maggiori (valori tra 26 e oltre 30 kW a Padova, Pesaro o Verona).
Efficienza di uso del suolo in relazione alle espansioni edilizie. Secondo il nuovo rapporto sul Consumo di suolo, [Munafò M. (a cura di) Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. 2021 Report SNPA 22/21) siamo in presenza ancora di “Un incremento che, nonostante gli ancora troppo modesti segnali di rallentamento, rimane in linea con quelli rilevati nel recente passato, facendo perdere al nostro Paese quasi due metri quadrati di suolo ogni secondo.” La nostra regione conferma valori percentuali elevati di suolo consumato, si colloca al settimo posto dopo la Lombardia (12,08%), Veneto (11,87%), Campania (10,39%) a cui seguono Emilia-Romagna (8,93%), Puglia (8,15%), Lazio (8,11%) e Friuli-Venezia Giulia con il 7,99%, valore superiore alla media nazionale (7,11%).
Altro aspetto fortemente negativo è rappresentato dall’aumento del consumo di suolo in una fase di diminuzione della popolazione.
Il punteggio dell’indice (0-10) è attribuito componendo due indicatori: il consumo di suolo pro capite, fotografia dello stato di fatto alla soglia più recente, e la “land use efficiency”, indicatore SDG 11.3.1, che ne valuta i cambiamenti sempre in rapporto ai residenti (punteggi più bassi conseguono al concorso tra crescita di consumo di suolo e calo dei residenti). Trieste (in leggera crescita) conferma il primato con 8,50 punti questo anche dato dalla elevatissima compattezza dell’abitato (= alte densità). Seguono Pordenone con 6,50 che conferma il miglioramento (6,00 nel 2019; 3,95 nel 2018) e Udine (6,00) che migliora l’indice del 2019 (4,6) avvicinandosi al dato del 2018 (6,65). Gorizia con un indice di 2,50 conferma la tendenza in peggioramento (3,00 nel 2019; 3,25 nel 2018).
L’indice medio tra i quattro capoluoghi inverte la tendenza dopo un triennio in peggioramento migliora: era 5,4 nel 2019 e sale lievemente a 5,875 nel 2020.
Andamento dei punteggi per capoluogo (da prendere come indicativi perché i parametri e spesi sono cambiati nel tempo)
Eventuale commento Presidenti dei circoli interessati
Migliori performance:
GO:, consumi idrici, aree verdi pro-capite
PN: O3, dispersione idrica, raccolta differenziata, ciclabilità, solare pubblico
TS: PM10, efficienza depurazione, rifiuti pro-capite, alberi/100 ab, offerta TP, passeggeri TP, isole pedonali, auto/100 ab, uso efficiente del suolo
UD: NO2
Peggiori performance:
GO: O3, dispersione idrica, alberi/100 ab, offerta TP, passeggeri TP, uso efficiente del suolo
PN:, PM10, consumi idrici, efficienza depurazione, auto/100 ab
TS: NO2, raccolta differenziata, ciclabilità, solare pubblico
UD: O3, rifiuti pro-capite, isole pedonali, aree verdi pro-capite\
Manca il dato di TS sulla dispersione idrica e di UD su alberi/100 ab
Interventi e iniziative di Legambiente in Regione sui diversi aspetti connessi con i temi di ecosistema urbano, riferiti al territorio regionale
Acqua: Servizio idrico integrato:
Documento di proposta sul PNRR (mar 21)
Richiesta alla Direzione Ambiente incontro x riapertura lavori tavolo Pozzi (lug 21)
Monitoraggio di Goletta Verde alle foci dei fiumi, canali,… (ago 21)
Aria:
Progetto con le scuole superiori di monitoraggio della qualità dell’aria indoor / outdoor (approccio laboratoriale): dal dato alla consapevolezza di nuovi stili di vita
Osservazioni in sede di VAS al rapporto preliminare del nuovo Piano di qualità dell’aria (set 21)
Rifiuti:
Ecoforum 2020: premiazione comuni ricicloni in Regione, pratiche virtuose di economia circolare, proposte al sistema regionale (feb 21)
Monitoraggio plastiche spiaggiate (mag 21)
Campionamento plastiche sul fiume Tagliamento mediante protocollo sperimentale messo a punto dall’IGB di Berlino (ott 21)
Presentazione rapporto ecomafia ed illegalità ambientali in FVG (smaltimento illegale, feb 21)
Puliamo il mondo 2021 (n. 14 edizioni, set – ott 21)
Mobilità
Documento di proposte sul PNRR (mar 21)
Osservazioni presentate al piano regionale della mobilità ciclistica (set 21)
Progetto “La scuola mette le ruote” di promozione della bici nelle scuole (coinvolti più di 600 giovani)
Verde pubblico
Webinar sull’applicazione dei CAM per il verde pubblico (mag 21)
Proposta di un tavolo di confronto tra Regione, Comuni, operatori economici, tecnici e associazioni, per la predisposizione di un “piano regionale” per dotare tutti i Comuni di strumenti e competenze per la gestione del verde pubblico
Energia
Documento sulla promozione del fotovoltaico in Regione (ott 21)
Proposte di percorsi alternativi alla centrale a gas a Monfalcone (prossima iniziativa 20 nov)
Iniziative contro le centraline nei corsi d’acqua montani (ininfluenti nella lotta ai cambiamenti climatici, dannose alla natura)
Conclusioni
Sandro Cargnelutti, Presidente Legambiente FVG
“I dati di ecosistema urbano collocano la nostra regione nella parte alta della classifica delle Province in Italia ad eccezione di Gorizia che si situa 32^ posto. Alcuni indicatori hanno risentito della situazione pandemica, quali la riduzione del biossido di azoto, della produzione di rifiuti procapite, dell’uso dei mezzi pubblici e l’aumento del consumo d’acqua.I motivi sono facilmente intuibili. Purtroppo ci aspettiamo un effetto rimbalzo sui trend positivi (es. biossido d’azoto e produzione di rifiuti), sperando poi di essere smentiti.
Allargando lo sguardo, la settimana entrante sarà cruciale per dare concretezza agli esiti della COOP 26 a Glasgow. Si parlerà anche di città e di mobilità. Confidiamo che anche nelle nostre città la neutralità climatica, unitamente alla politiche di adattamento e di più efficacie integrazione del capitale naturale vengano colti come un impegno decisivo per il futuro, una occasione di riqualificazione ecologica, di creazione di lavoro e benessere per i cittadini. Insomma si alimentino processi circolari virtuosi dove la riorganizzazione del tessuto urbano alimenta nuovi stili di vita che a loro volta rendono più incisiva l’azione amministrativa. I tempi che stiamo vivendo non sono ordinari e le città devono essere motore di cambiamento”.
Mauro D’Odorico, coordinatore del rapporto
Prima di leggere e commentare i risultati di questo nuovo rapporto sullo stato di salute delle nostre città dobbiamo tenere conto della eccezionalità e drammaticità del 2020 fortemente segnato dalla pandemia che ha condizionato i comportamenti pubblici e privati dei cittadini e ha impattato in particolar modo sulle aree urbane. Alcuni effetti sono evidenti anche nelle nostre città regionali: primo su tutti il crollo del trasporto pubblico.
Analizzando i risultati della classifica di Ecosistema Urbano troviamo la conferma di Pordenone ai vertici della classifica anche se in questa edizione perde due posizioni e si colloca al 5° posto con un punteggio di 73,3% (era 76,71% nel 2020) e invertendo la crescita degli ultimi anni; Trieste sale dal 40° al 12° posto (migliora nel punteggio da 57,7% a 65,25%); sale anche Udine dal 26° al 13° posto con 65,22% (ricordiamo che nell’edizione 2017 era in 12^ posizione con 63,33%). Gorizia si posiziona 32^ guadagnando una posizione.
Possiamo legge questi dati in maniera positiva? Ancora no. Quello che osserviamo è la mancanza di innovazione, di sperimentazione e forse di coraggio nell’affrontare e programmare, con la determinazione necessaria alle sfide che ci attendono, il cambiamento nelle politiche ambientali delle nostre città. Anche nella edizione 2021 nessuna delle città regionali ha ottenuto il punteggio addizionale che viene assegnato a chi introduce politiche innovative e gestione efficiente delle risorse in questi quattro ambiti: recupero e gestione acque, ciclo dei rifiuti, efficienza di gestione del trasporto pubblico, modal share, a significare che i buoni e, in alcuni casi, ottimi risultati non sono sufficienti a produrre un cambiamento in chiave sostenibile della città. Inoltre riteniamo che si sia persa una grande occasione per ripensare in chiave progettuale ai grandi temi del funzionamento e della vivibilità urbana utilizzando i tanti provvedimenti “emergenziali” ed eccezionali promulgati a seguito della pandemia (ad esempio: la mobilità ciclabile e integrata; l’aumento delle aree pedonali e scolastiche).
Al di là delle singole performance ambientali delle città, la lettura complessiva ci dice che c’è ancora molto da fare per abbattere l’inquinamento atmosferico, migliorare l’efficienza del ciclo dei rifiuti, ridurre drasticamente le perdite idriche, promuovere la mobilità sostenibile e aumentare lo spazio urbano per ciclisti e pedoni garantendone la fruibilità in sicurezza anche per gli spostamenti casa-lavoro e casa-scuola, invertire l’espansione edilizia e il consumo di suolo ancora elevato puntando sulla rigenerazione urbana e sociale dei quartieri urbani, aumentare il verde pubblico e la forestazione urbana.
I commenti riferiti alle città capoluogo Trieste, Gorizia e Pordenone
Pordenone
Pordenone si classifica quest’anno al 5° posto, con un valore di 73,30% su 100%. Pur permanendo tra i migliori valori della classifica nazionale perde 2 posizioni rispetto al 2020, invertendo la crescita costante fatta registrare negli ultimi anni (dal 6° nel 2018 al 3° del 2020) e in controtendenza rispetto alle altre città regionali.
Un risultato complessivamente positivo, ma che non risponde pienamente alle esigenze di migliorare le performance a fronte delle sfide ambientali che ci attendono.
Analizzando i dati, i valori migliori sono:
– le ottime performence relative alla raccolta differenziata e alla minor dispersione della rete idrica
– l’ulteriore incremento, seppur lieve, della dotazione di percorsi ciclabili
– una buona dotazione di verde, anche se sono da migliorare le quantità (in lieve calo) e la gestione del verde urbano e delle infrastrutture verdi
– lieve aumento dell’indicatore relativo all’utilizzo di energie rinnovabili (il miglior dato a livello regionale)
contribuiscono anche:
– la diminuzione della produzione pro capite dei rifiuti urbani, che si allinea al valore medio regionale
– il relativo miglioramento dell’efficienza di uso del suolo, anche se la nostra Regione presenta valori di consumo di suolo tra i più elevati d’Italia
mentre:
– a fronte di un deciso miglioramento dei valori del biossido di azoto, decisamente influenzato dai provvedimenti in atto durante il lockdown, si registra un deciso incremento delle polveri sottili (PM10) e ultrasottili (PM 2,5), con il superamento per le polveri sottili dei limiti di giorni/anno con concentrazioni superiori a 50 µg/m3
– elevati permangono i consumi idrici (al primo posto in Regione), la produzione di rifiuti urbani (anche se in decrescita come effetto del lockdown) e il tasso di motorizzazione (tra i più alti d’Italia)
– nettamente da migliorare è il dato della depurazione delle acque
– ulteriormente da migliorare è la dotazione delle isole pedonali e, più in generale, la gestione della mobilità urbana
Legambiente Pordenone ritiene che si deve e si può fare di più, a partire dalla riduzione delle emissioni, in particolare quelle climalteranti, e la promozione della mobilità sostenibile, il miglioramento dell’efficienza nella gestione dei servizi e del verde urbano, la pratica della riduzione del consumo delle risorse non rinnovabili e della circolarità nella gestione dei rifiuti.
Le sfide che ci attendono per migliorare la qualità e la resilienza del sistema urbano e l’adattamento ai cambiamenti climatici richiedono una forte azione da parte dell’Ente locale e dell’intera comunità.
Trieste
Sintesi
La classifica di Ecosistema Urbano 2021 vede Trieste risalire le posizioni (dal 40. al 12. posto), un successo apparente che nasconde numerose spiacevoli realtà. Se il 40. posto dell’anno precedente era dovuto al fatto che il Comune non aveva fornito i dati richiesti, resta il fatto che alcuni piccoli miglioramenti e un diverso criterio di conteggio del verde non giustificano un nostro giudizio positivo complessivo.
Infatti i piccoli miglioramenti degli indicatori per la produzione di rifiuti pro capite, per la potenza installata di impianti solari su edifici di proprietà comunale e una crescita della quota della raccolta differenziata, sono accompagnati dalla mancanza di dati sulla dispersione della rete idrica e sull’efficacia degli acquisti verdi da parte del Comune.
E’ peggiorato il dato dei consumi idrici domestici, ed è crollata l’utenza del trasporto pubblico (da 310 a 200 viaggi per abitante/anno), senza che il Comune provvedesse a introdurre – come invece hanno fatto tanti altri Comuni italiani nel periodo del lock down – misure innovative per favorire la mobilità ciclabile e integrata, respingendo tutte le proposte elaborate dalle associazioni.
E’ stata persa una grande occasione – a causa della miopia e conservatorismo del Comune – per ripensare ai grandi temi ambientali urbani: aria, acqua, rifiuti, traffico, energia, consumo di suolo. Le ambiguità del PUMS, privo di obiettivi chiari e di priorità, fanno emergere solo il progetto di cabinovia, inutile e rischioso per i futuri costi di manutenzione: sarebbe un ulteriore spreco di risorse, un corpo estraneo che non incide sui gravi problemi della mobilità urbana di Trieste.
Commenti agli indicatori
La classifica di Ecosistema Urbano 2021 (riferita ai dati 2020) vede Trieste al 12. posto, con un punteggio del 65,21%. L’anno scorso Trieste era finita al 40. posto, col punteggio di 57,70, a causa della mancata fornitura dei dati da parte del Comune, per cui Legambiente aveva fatto ricorso ai dati dell’anno precedente.
Da cosa è giustificato questo apparente miglioramento delle prestazioni ambientali? In parte si tratta delle ricadute del lock down, con una riduzione di alcuni inquinanti immessi nell’atmosfera (NO2 e PM10), e in parte grazie a una revisione – da parte del Comune – del metodo di calcolo dell’indicatore “alberi in area di proprietà pubblica ogni 100 abitanti” (alberi/100 ab.) che sale dal valore di 10 alberi per 100 abitanti degli anni precedenti al valore attuale di 102 per 100 abitanti, che si avvicina ai circa 190.000 alberi urbani – tra censiti e stimati – che risultano dal bilancio arboreo recentemente pubblicato dal Comune. E’ evidente che negli anni precedenti il Comune aveva usato altri criteri di valutazione.
C’è un miglioramento nella potenza installata di impianti solari su edifici di proprietà comunale, espressa in kW per 1000 abitanti residenti, tuttavia il raddoppio da 1 kW a 2 kW vede ancora Trieste in coda tra i capoluoghi della nostra regione e molto indietro a diverse città italiane che hanno superato i 30 kW per 1000 abitanti.
Un altro miglioramento parziale (probabile effetto del lock down) è la riduzione della produzione pro capite di rifiuti urbani, espressa in kg/abitante/anno, che dai 471 kg degli anni precedenti scende a 463 kg. Anche la raccolta differenziata migliora, salendo dal 41% al 44,9%, rimanendo però ad anni luce di distanza dai risultati di Pordenone (84,40%) e da Udine, che – in seguito all’introduzione del porta a porta – arriva al 70,70%. L’arretratezza della politica triestina nel campo della gestione dei rifiuti, poi tradotta da Acegas/Hera in risultati modestissimi in confronto a quanto realizzato altrove, denuncia la incapacità – o addirittura il rifiuto – di raggiungere gli obiettivi fissati dalla legge (era il 65% per il 2012, e noi siamo ancora sotto il 45%!).
Poi ci sono i peggioramenti visibili: nel campo dei consumi idrici domestici (esperessi in litri/abitanti/giorno) che salgono ancora da 149,8 litri a 163,8, mentre il dato sulla dispersione della rete (in %), che era intorno al 40% negli anni precedenti, non è stato fornito a Legambiente. Questa grave mancanza di trasparenza fa supporre che la situazione sia ancora grave, al vertice in regione nello spreco di questa preziosa risorsa.
Un altro dato significativo non fornito dal Comune riguarda gli acquisti verdi (Green Procurement), che evidentemente il Comune gestisce per compartimenti separati, senza avere idea dell’insieme e senza poter valutare l’efficacia di queste misure.
I dati sulla mobilità, infine, fanno comprendere la sostanziale incapacità da parte del Comune di Trieste di intervenire nel periodo del lock down con misure innovative (bike lanes, promozione del lavoro da remoto, valorizzazione dei mobility manager, incentivi alla mobilità sostenibile) largamente introdotte e applicate in tanti Comuni italiani. Il crollo dell’utenza del trasporto pubblico (espressa in viaggi/abitante/anno), da 310 a 200 viaggi per abitante, fa scendere Trieste nella graduatoria nazionale dal quinto al sesto posto, quest’anno superata da Bologna.
Il Comune ha assistito passivamente al previsto calo del trasporto pubblico, respingendo le numerose misure innovative proposte da un gruppo di associazioni impegnate sulla mobilità, tra le quali Legambiente. Anche l’importante momento della stesura e discussione del PUMS, allo scopo di trasformare profondamente la mobilità in direzione della sostenibilità, è stata di fatto un’occasione sprecata, e di tutte le misure e investimenti progettati rimane solo la cabinovia, incautamente finanziata dal Ministero dei trasporti, che è di fatto un corpo estraneo sia al sistema del TPL (non c’è neppure nel Piano Regionale relativo), sia all’esigenza di dotare la città di una rete moderna di trasporto urbano su rotaia o comunque in sede propria (tram o filobus), col rischio invece di lasciare in gestione al Comune un’opera inutile e costosa, che richiede enormi costi di manutenzione e non risolve i problemi del traffico urbano.
Per quanto riguarda il consumo di suolo, preoccupa la incerta destinazione del Porto Vecchio, che rischia di ospitare qualsiasi cosa arrivi, o peggio di produrre ulteriori vuoti urbani col trasferimento di tutti gli uffici regionali. Anche questa opportunità unica rischia di essere sprecata.
In sostanza il periodo del lock down è stata un’occasione perduta, da parte del Comune, per ripensare ai problemi ambientali con un’ottica diversa, e iniziare finalmente a porsi degli obiettivi seri per la mobilità, i rifiuti, l’energia, lo spreco dell’acqua, il consumo di suolo.
Gorizia
Gorizia si colloca al 32^ posto su 105 capoluoghi italiani censiti, ma resta fanalino di coda in FVG.
Luci e ombre: ha mantenuto una discreta qualità dell’aria in centro, ma mancano dati per i quartieri periferici problematici, e dispone di una buona dotazione di alberi e di aree verdi pubbliche per abitante. Punti dolenti sono la dispersione idrica, la mancanza di un Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile, la raccolta differenziata dei rifiuti sotto la media nazionale, l’abbandono di rifiuti sul territorio, scarsi impianti solari su edifici comunali e peggioramento dell’indice di efficienza dell’uso del suolo a fronte di una popolazione in calo, oltre a problematiche di natura transfrontaliera . Legambiente da anni chiede che nell’ambito delle attività del GECT (Gruppo Europeo di Collaborazione Territoriale, costituito da rappresentanti dei comuni di Gorizia, Nova Gorica e Šan Peter/Vertoiba) venga istituito un tavolo tecnico transfrontaliero per discutere di problematiche ambientali di interesse comune (inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo e odori molesti di provenienza ignota). Chiediamo inoltre che venga redatto con urgenza il PUMS e che l’Amministrazione comunale si faccia carico di iniziative a favore della lotta contro il cambiamento climatico (L’ex sindaco Romoli aveva sottoscritto il Patto dei sindaci per il clima e l’energia, ma da allora l’iniziativa è rimasta lettera morta). Segnaliamo poi che, pur avendo accolto con piacere la nomina di Nova Gorica, insieme a Gorizia, a Capitale Europea della Cultura 2025, cogliamo questa occasione per esprimere la nostra grave contrarietà alla realizzazione dell’intervento previsto per la “riqualificazione” di piazza Transalpina/Trg Evrope, che andrebbe a distruggere il mosaico simbolo dell’abbattimento della Cortina di ferro che separava le due città per creare, con una costosissima e ampia colata di cemento, una specie di nuovo vallo invalicabile, destinato a diventare in breve tempo un ecomostro inutilizzato. (Abbattuto il muro si vuole scavare un fossato?)
Premessa: tutti i dati raccolti si riferiscono al 2020, anno in cui sono state in vigore numerose misure di restrizione della mobilità delle persone.
Gorizia per il 2020 sale di un punto nella classifica ambientale generale; passa dal 33° al 32° posto, mentre resta quarta a livello regionale, dietro Pordenone,5°, Trieste, 12° e Udine, 13°.
Per quanto riguarda nello specifico le varie aree tematiche, (18 sono gli indicatori calcolati per la stesura del rapporto) la situazione è stata la seguente:
Qualità dell’aria: abbiamo avuto un leggero miglioramento della concentrazione di biossido di azoto e un calo nel numero di giorni in cui si è verificato lo sforamento dei valori di ozono rispetto al numero soglia, restando sempre al di sotto dei limiti indicati dall’OMS, risultati positivi probabilmente ottenuti grazie ai lunghi periodi di lockdown. La concentrazione di polveri sottili invece è risultata in lieve aumento. Ricordiamo a questo proposito che a Gorizia la rilevazione dei dati relativi alla qualità dell’aria viene effettuata da un’unica centralina, posta in centro città, cosa che non permette l’individuazione di situazioni critiche in zone periferiche, in particolare in prossimità della zona industriale a rilevanza regionale, che dista 2,7 km dal centro. Per cercare di ovviare a questo problema, in seguito a segnalazioni fatte la scorsa primavera all’amministrazione comunale dal nostro circolo, è stato attivato un tavolo tecnico per individuare la provenienza di odori molto molesti, che già da qualche anno causano notevoli disturbi a coloro che risiedono in prossimità della zona produttiva. Da qualche settimana è quindi iniziata, con la supervisione dell’ARPA, un’attività di monitoraggio olfattivo del rione di Sant’Andrea e dintorni. Per tre mesi diciannove volontari dovranno compilare delle schede dove verranno annotati alcuni valori, quali il tipo di odori percepiti, l’ora e l’intensità. Tali dati verranno poi inseriti in un software apposito, al fine di stabilire la provenienza degli odori molesti. Inoltre, delle centraline, messe a disposizione dal nostro circolo, sempre nel rione di Sant’Andrea, rileveranno i valori delle concentrazioni di polveri sottili nell’aria, al fine di verificare se vi sia concomitanza (come si sospetta) nell’aumento di tali valori con la rilevazione delle molestie olfattive. La cittadinanza ha poi espresso preoccupazione per il paventato insediamento di ulteriori impianti industriali pericolosi, in aggiunta alle due centrali termoelettriche (una in funzione alimentata a olio di palma, l’altra a metano in costruzione). Recentemente poi ci sono arrivate nuove segnalazioni di odori molesti nella zona di Montesanto a Nord della città, forse ancora collegabili alla Livarna. Per affrontare i problemi relativi alla qualità dell’aria, che non conosce confini, il circolo di Gorizia ha chiesto formalmente al GECT la costituzione di un comitato ambiente. Si è in attesa di risposta.
Consumo dell’acqua: il consumo idrico a Gorizia nel 2020 è aumentato di qualche litro procapite al giorno, fenomeno probabilmente dovuto ai lunghi periodi di confinamento e di telelavoro. La rete idrica risulta sempre parecchio inefficiente, registrando perdite che si attestano al 34% dell’acqua erogata. Il valore relativo alla capacità di depurazione risulta invariato in quanto i dati forniti dall’ISTAT sono fermi al 2016.
- Rifiuti: il tema resta all’ordine del giorno. Nel 2020 vi è stato un aumento di 14 kg procapite, arrivando alla produzione di 493/kg/abitante, poco sotto la media nazionale di 514/kg/ab. Invece la percentuale di raccolta differenziata, pari al 64,3%, rimane al di sotto del 65% fissato come obiettivo di legge. Sul territorio del comune si verificano inoltre annualmente numerosi episodi di abbandono abusivo di rifiuti vari. Il circolo quindi organizza da anni (collaborando con altre associazioni, Scout e il Comune) l’iniziativa “Puliamo il mondo” per sensibilizzare la cittadinanza a questo problema e coadiuvare l’amministrazione comunale nella raccolta di enormi quantità di rifiuti abbandonati, sia nei parchi dei quartieri periferici che in centro città. Per scoraggiare questi comportamenti scorretti e monitorare la situazione, il Circolo inoltre ha suggerito già anni fa al Comune la possibilità di installare in punti strategici alcune fototrappole. Ci risulta che tali apparecchiature siano state acquistate ma mai posizionate!
– Mobilità: Nel 2020 anche a Gorizia si è verificato un notevole calo (da 22 a 15), valutato in termini assoluti, nel numero di viaggi/abitante/anno nel servizio di trasporto pubblico, correlato all’effetto della pandemia. L’offerta di trasporto pubblico (km-vettura/abitante/anno) è rimasta pressoché stazionaria dal 2004, risultando la più bassa della regione. Il tasso di motorizzazione è passato da 68 auto circolanti/100 abitanti a 69/100, superando la media nazionale di 65,7/100. L’estensione dei percorsi ciclabili è salita di 0,40 metri equivalenti per cento abitanti, arrivando a 7,25 metri equivalenti, mantenendosi comunque ad un livello molto basso. Le isole pedonali, calcolate in metri quadri per abitante, sono restate invariate. Il circolo di Legambiente Gorizia APS si è espresso da anni, e anche molto recentemente, sugli organi di stampa locali, lamentando la mancanza di una programmazione completa e di lungo periodo per la mobilità su tutto il territorio comunale e promuovendo invece la realizzazione di un Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile (PUMS) che comprenda il Piano del Traffico, il Biciplan, una riorganizzazione del trasporto pubblico locale, dei percorsi di educazione stradale a tutti i livelli, bikesharing, adeguamenti dei parcheggi per le biciclette, ecc…; dovrebbe trattarsi di un progetto organico, condiviso ed accettato da tutta la cittadinanza, invogliata così a modificare le proprie abitudini in materia di mobilità, traendone giovamento sia a livello economico che della salute.
– Verde: Gorizia viene da sempre considerata la città dei giardini e anche nel 2020 ha mantenuto costante la sua dotazione di 26 alberi in area di proprietà pubblica ogni 100 abitanti. Il verde fruibile in area urbana, calcolato in metri quadrati per abitante, è cresciuto lievemente, da 137 a 139,6 mq/abitante. Questo dato confortante, tuttavia, non esclude la necessità di migliorare la disciplina e il regolamento del verde urbano, tramite la stesura di un tanto atteso Piano del Verde, nella consapevolezza dell’importante ruolo del verde, ed in particolare degli alberi, per la protezione del suolo, per il miglioramento della qualità dell’aria, della vivibilità in generale dei centri urbani e per la tutela della salute dei cittadini. (Assistiamo invece anche a questo proposito ad interventi spot, quale quello sollecitato a gran voce da genitori e insegnanti per la piantumazione di qualche albero nel cortile di alcune scuole, o un intervento, appena annunciato, per un costo di 220.000€, destinato a rivitalizzare un sito considerato degradato, con annessa realizzazione di una sala conferenze all’aperto!)
– Energie rinnovabili: l’indicatore valuta la diffusione del solare termico e fotovoltaico installato su edifici di proprietà comunale in termini di potenza complessivamente installata ogni 1000 abitanti. A Gorizia nel 2020 si è verificata una lieve crescita, da 4,41 a 4,60 kW/1000 abitanti, avvicinandoci così alla media nazionale (4,77) ma restando lontani dal primato regionale di Pordenone (15,66 kW/1000 abitanti) e dalle vette nazionali di Padova, Pesaro e Verona (tra 26 e 30 kW/ab.).
– Efficienza di uso del suolo: Nel corso degli ultimi anni sono aumentate lievemente le costruzioni ed è diminuita la popolazione. Per contrastare la tendenza al ribasso nell’efficienza di uso di suolo, il circolo suggerisce di utilizzare, almeno in parte, i circa 50 ettari di aree dismesse o sottoutilizzate (ex caserme e impianti industriali inutilizzati), che potrebbero essere destinati a insediamenti produttivi o di servizi innovativi e verde pubblico, creando così anche nuovi posti di lavoro in una città che vede un esodo costante dei propri giovani. In vista poi del 2025, anno in cui Nova Gorica, insieme a Gorizia, sarà Capitale della Cultura Europea, si teme vengano realizzati notevoli interventi, con impiego di finanziamenti pubblici, che porteranno ad un ulteriore consumo di suolo cittadino, come ad esempio il progetto “faro” per la “completa ristrutturazione dell’area urbana comune” di Piazza Transalpina/Trg Evrope, (costo previsto 10 milioni di €, più 300.000 € per gli eventi) che prevede uno scavo per la realizzazione di uno “spazio multifunzionale sotterraneo per l’aggregazione sociale:EPIC) al posto del mosaico realizzato nel 2004 e diventato simbolo della caduta della Cortina di ferro a Gorizia e usato come logo della candidatura.